Please use this identifier to cite or link to this item: https://hdl.handle.net/1889/5140
Title: La spondilomielopatia cervicale caudale nel cane
Other Titles: Caudal cervical spondylomyelopathy in dogs
Authors: Rossi, Michelangelo
Issue Date: 23-Oct-2022
Publisher: Università di Parma. Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie
Document Type: Master thesis
Abstract: La spondilomielopatia cervicale caudale (CSM) è una delle malattie più comuni del rachide cervicale dei cani di taglia grande e gigante; si tratta di una malattia controversa e ciò si deve ad una scarsa comprensione dei meccanismi fisiopatologici ed eziologici sottostanti. A caratterizzare la malattia è essenzialmente la compressione del midollo spinale e/o delle radici nervose nei segmenti cervicali caudali che esita in deficit neurologici di vario tipo. Tuttavia, i soggetti affetti possono presentare compressione del midollo spinale senza segni di spondilomielopatia cervicale, sottolineando la complessa natura di questa malattia. Fattori statici e dinamici concorrono a definirne la fisiopatologia che, nonostante un certo grado di sovrapposizione, può essere sommariamente suddivisa in compressione disco-associata ed osseo-associata. I segni clinici sono generalmente ad esordio lento e progressivo e possono idealmente essere identificati da un attento esame neurologico. L'indagine sui casi di spondilomielopatia cervicale coinvolge tipicamente tecniche di imaging avanzato come la risonanza magnetica (RM) e la TC. I due trattamenti principali per il CSM sono la gestione medica e chirurgica. La gestione medica prevede in genere una restrizione dell'attività e l’uso di corticosteroidi. Gli approcci chirurgici nei cani con CSM sono molteplici e differiscono a seconda della causa alla base della compressione del midollo spinale e includono una varietà di tecniche spesso da adattarsi al singolo individuo; tuttavia, i criteri per la valutazione del paziente spesso non consentono confronti significativi tra le diverse tecniche chirurgiche adottate. La prognosi per i cani con CSM dipende fortemente dall'entità e dall’estensione della compressione del midollo spinale, ma necessita di essere maggiormente approfondita. Nonostante gli enormi progressi raggiunti dai primi studi di questa malattia risalenti alla metà del secolo scorso, molte domande rimangono ancora senza risposta.
Caudal cervical spondylomyelopathy (CSM) is one of the most common diseases of the cervical spine in large and giant breed dogs. CSM is also a controversial disease due to a poor understanding of the underlying pathophysiological and etiological mechanisms. The compression of the spinal cord and/or nerve roots in the caudal cervical segments leads to neurological deficits. However, affected individuals can have spinal cord compression without signs of cervical spondylomyelopathy, highlighting the complex nature of the disease. Static and dynamic factors concur to define the pathophysiology of this disease. Despite a certain degree of overlap, the nature of the compression can be mainly divided into disk-associated and osseusassociated. Clinical signs are usually slow and gradual in onset and they can be ideally identified by a neurological examination. Investigation of CSM cases typically involves advanced imaging techniques such as magnetic resonance imaging (MRI) and CT. The two main treatments for CSM are medical management and surgey. Medical management typically involves activity restriction and the use of corticosteroids to reduce spinal cord swelling associated with compression. The surgical approaches in dogs with CSM differ depending on the underlying cause of spinal cord compression and include a variety of surgical techniques that in most cases need to be tailored to the single patient; however, the criteria for patient evaluation and outcome assessment often do not allow meaningful comparisons among different surgical techniques. The prognosis for dogs with CSM depends greatly on the severity of the lesion and the amount of spinal cord compression. Despite the advances achieved since the first studies of this disease dating back to the last century, many questions are still unanswered.
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