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Title: Crudeltà su animali e pericolosità sociale : fenomenologia, valore predittivo e studio retrospettivo condotto in istituti penitenziari italiani
Other Titles: Cruelty on animals and social dangerousness : phenomenology, predictive value and a retrospective study conducted in italian penitentiary institutions
Authors: Calvi Barantani, Alice
Issue Date: 8-Jul-2021
Publisher: Università di Parma. Dipartimento di Medicina e Chirurgia
Document Type: Master thesis
Abstract: Gli studi scientifici effettuati sul fenomeno Link - correlazione fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale - (AAVV, 2011; Ascione, 2001; Ascione et al., 1997) dimostrano che il maltrattamento di animali, soprattutto se condotto da minori, deve essere interpretato come sintomo di una potenziale situazione esistenziale patogena come incuria, discuria, abusi psicologici, fisici, sessuali o tutte queste forme di violenza insieme e fenomeno predittivo di contemporanei o successivi altri comportamenti devianti o criminali. L’Ipotesi dell’Escalation (J. Wright, C. Hensley, 2003) applica alla presenza di crudeltà agita nei confronti degli animali nell’infanzia una spinta al cui apice troviamo comportamenti devianti e criminali in età adulta: aggressione alla persona e distruzione di proprietà con uso del fuoco, furti caratterizzati dalla presenza di una vittima, violenza sessuale, assalto e omicidio. Nell’ICD-10 (1996) cui fa capo l’OMS e nel DSM-III-R (1987) dell’APA è stata inserita la crudeltà fisica su animali tra i sintomi del Disturbo della Condotta (D.C.), i cui sintomi conducono ad un range di effetti negativi in molte aree dello sviluppo, nel funzionamento familiare, nelle relazioni con i pari e l’apprendimento. Dato l’interesse di identificare precocemente il minore a rischio di diventare criminale violento, occorre tener presente che la crudeltà verso gli animali è in termini statisticamente rilevanti uno dei primi fra i sintomi del D.C. che può manifestarsi fin dai primi anni di vita; Frick e Colleghi (1993) hanno rilevato che sei anni e mezzo sia l’età media in cui inizi il fenomeno di incrudelire su un animale, prima del bullismo, della violenza contro le persone, del vandalismo e della piromania. Il significato evolutivo di tale sindrome in età adulta è il Disturbo Antisociale di Personalità, i cui sintomi e comportamenti hanno un effetto dirompente a livello individuale oltre che sociale (Dishion et al., 1995); l’insieme dei comportamenti antisociali è uno dei principali problemi sanitari mondiali con oltre 1,6 milioni di vite perse ogni anno e un numero incalcolabile di feriti. La crudeltà su animali può essere utilizzata come strumento di violenza psicologica al fine di creare un clima di controllo e potere da parte del carnefice sulla propria vittima (Harrel e Smith,1991; Ascione 1998; Carlisle et al., 2004) nei casi di violenze domestiche su donne e minori, atti persecutori, stalking, ritorsioni e intimidazioni malavitose. È stata condotta la prima raccolta dati italiana in Istituti Penitenziari con lo scopo di rilevare la correlazione fra maltrattamento e/o uccisione di animali e altre condotte criminali attraverso un’analisi di tipo retrospettivo. L’87% dei detenuti dichiara di aver assistito e/o maltrattato e/o ucciso animali nella minore età; il 64% dei detenuti ha maltrattato animali da adulto, di cui il 48% ha dichiarato di aver maltrattato animali da minorenne; l’età media in cui si inizia ad incrudelire su animali è risultata essere tra i 4 e i 5 anni. Nella cornice teorica zooantropologica di riferimento, i dati rilevati ad ora evidenziano come tratti caratteristici del Profilo Zooantropologico Criminale del Maltrattatore e/o Uccisore di Animali l’essere tendenzialmente: maschio; con precoci esperienze nell’infanzia e preadolescenza di violenza assistita e/o agita su animali; una storia che con alte probabilità contempla esperienze di grave trascuratezza, rifiuto e ostilità; comportamenti antisociali generalizzati nella preadolescenza e adolescenza e utilizzo del fuoco; uno stile sadico caratterizzato da forti connotazioni psicologiche proiettive e senso di rivalsa che si generalizzano in seguito anche all’essere umano; una forte tendenza al comportamento criminale generalizzato in età adulta; mancanza di empatia accurata. ​
Appears in Collections:Psicobiologia e Neuroscienze Cognitive, Tesi di laurea magistrale

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