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dc.contributor.advisorMolinari, Luisa-
dc.contributor.authorMarchesini, Roberta-
dc.date.accessioned2020-04-18T08:11:37Z-
dc.date.available2020-04-18T08:11:37Z-
dc.date.issued2020-03-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/4029-
dc.description.abstractQuesta ricerca ha adoperato un approccio esplorativo dove il numero dei partecipanti è contenuto, la raccolta dei dati è stata fatta in un territorio circoscritto quale appunto la sola Regione Emilia Romagna. I risultati non hanno dunque la pretesa di generalizzazione, ma rappresentano invece un percorso di studio e riflessione sull’intervento residenziale, che auspichiamo possa diventare il punto di partenza per avviare azioni concrete di sostegno agli educatori e alle educatrici di comunità. I contesti della ricerca sono principalmente due: le strutture residenziali che afferiscono al Coordinamento Regionale degli Enti Autorizzati alla Gestione delle Comunità Educative, nato nel 2012 e che attualmente conta 54 differenti gestori (Enti, Cooperative e Associazioni) di strutture autorizzate al funzionamento secondo la direttiva 1904/2011 con sede operativa in Emila Romagnole e le tre comunità per minori della Cooperativa Pro.Ges: Lo Stralisco comunità educativa. Baccarat, comunità educativa-integrata; Centro C.As.A, comunità di Pronta Accoglienza La ricerca è composta da due studi. Il primo studio si è strutturato in tre fasi. La prima fase, che ha coinvolto 19 educatori delle tre comunità di Proges, aveva i seguenti obiettivi: tracciare una mappa rappresentativa di tutti gli attori con i quali gli operatori interagiscono nella loro quotidianità; rispetto alla mappa indagare la loro percezione delle difficoltà e delle risorse derivanti dall’interazione con questi interlocutori; per arrivare infine a identificare strumenti di miglioramento del lavoro educativo nell’intervento residenziale. La seconda fase, che ha coinvolto 98 operatori delle comunità educative della Regione Emilia Romagna aderenti al Coordinamento Regionale Enti gestori di Comunità Educative, aveva i seguenti obiettivi: indagare se la tipologia di struttura in cui un operatore si trova a lavorare può incidere sul suo livello di stress lavorativo; indagare le possibili connessioni tra l’anzianità di servizio e le variabili Stress lavorativo, Soddisfazione professionale e Ruolo professionale; sondare il grado di soddisfazione in merito a ciascuno di essi e le possibili relazioni con le variabili dipendenti relative a: Condizione di lavoro, Ruolo professionale, Padronanza del lavoro, Leadership, Clima nell’équipe di lavoro e Interazione con i minori. La terza fase, che ha coinvolto 18 educatori delle tre comunità educative della cooperativa, aveva il seguente obiettivo: indagare la dimensione cura dell’altro nelle comunità per minori: in quali azioni si realizza e cosa significa. Per la prima e la terza fase si è adottato come strumento di indagine il focus group, per la seconda fase invece, si è optato per un questionario a domande con scala Likert. Il questionario ha sondato in particolare i seguenti ambiti: luogo di lavoro, la posizione lavorativa specifica, i ragazzi e le loro famiglie, i colleghi di lavoro, il lavoro di rete, la formazione, il lavoro e la vita privata. Dall’analisi del materiale emerso dai focus group della fase 1 del primo studio sono state individuate le seguenti Aree tematiche: definizione di comunità, definizione di una mappa dell’intervento residenziale, aspetti lavorativi gratificanti: aspetti difficoltosi, strumenti utili a migliorare la pratica educativa. Dall’analisi dei dati emersi dai questionari della fase 2 del primo studio sono state individuate 7 scale e 7 sottoscale con un valore di alpha che va da accettabile a molto buona. L’analisi condotta sui punteggi indica che l’operatore di comunità si sente una persona consapevole del lavoro che fa, degli obiettivi che deve raggiungere, del livello di responsabilità che il suo ruolo implica e in grado di valutare il proprio operato Dopo questa prima esplorazione dei dati, si è condotta un’analisi di varianza per verificare eventuali differenze in base alle seguenti variabili: tipologia di Comunità (educativa, educativa integrata, pronta accoglienza), anzianità di servizio dei partecipanti. Rispetto alla prima Tipologia di comunità: non emergono molte diversità rispetto al vissuto professionale fra gli operatori impiegati nelle diverse comunità, gli unici risultati significativi ci dicono che gli operatori che operano nelle comunità educative integrate percepiscono una fatica mentale superiore rispetto ai colleghi che lavorano in altre tipologie di comunità. Rispetto alla seconda Anzianità di servizio: I dati mostrano un grado di soddisfazione professionale discreto con delle significatività soprattutto fra coloro da più tempo svolgono questa professione. Per quanto riguarda il terzo obiettivo dall’analisi dei dati descrittivi, emerge che gli operatori che si ritengono abbastanza o molto soddisfatti degli incontri di supervisione e discretamente soddisfatti delle riunioni d’équipe. Rispetto alla formazione 40 operatori si ritengono poco o per niente soddisfatti della formazione a cui partecipano, 35 abbastanza o molto soddisfatti e 18 partecipanti non hanno risposto alla domanda. Dall’analisi del materiale emerso dai focus group della fase 3 del primo studio sono state individuate le seguenti aree tematiche: prendersi cura dell’altro passa soprattutto attraverso una serie di azioni concrete finalizzate alla soddisfazione dei bisogni primari dei ragazzi, Con il progredire della permanenza del minore in comunità acquistano maggiore importanza azioni come ascolto, interesse e attenzione all’altro nella sua globalità. Anche il veicolare le regole di comunità assume per gli operatori un significato di cura; gli operatori ritengono che il loro ruolo non sia quello di “fare” al posto del ragazzo, ma quello di insegnare come fare; prendersi cura anche dei propri colleghi sia affiancandoli e sostenendoli nei momenti di interazioni difficili o conflittuali, sia adempiendo alle proprie mansioni senza che queste vadano a gravare sull’educatore che subentra nel turno successivo, sia condividendo le informazioni all’interno dell’équipe. Il secondo studio è stato strutturato in due fasi di raccolta dati che sono state condotte parallelamente dal 1 gennaio al 31 dicembre 2018. La prima fase aveva l’obiettivo di mappare, attraverso una regolare registrazione degli ingressi, delle dimissioni e dei dati anamnestici, i minori ospitati nel corso dell’anno 2018 nelle tre comunità. La seconda fase aveva l’obiettivo di indagare i significati e le percezioni che i minori residenti nelle tre comunità attribuivano alla loro esperienza dello “stare in comunità”. Per quanto concerne gli strumenti nella prima fase si è utilizzato un file excel, nella seconda delle interviste semi strutturate proposte ai ragazzi. Per l’analisi del materiale testuale emerso dalle interviste ci si è liberamente riferiti all’approccio teorico e metodologico dell’Analisi Interpretativa Fenomenologica (IPA). Dall’analisi delle interviste rispetto alle sei dimensioni abbiamo individuato cinque macro aree: la famiglia di origine; essere in comunità; gli educatori per me; io per gli educatori; il futuro. La resi si conclude con riflessioni in merito alle seguenti argomentazioni: i vantaggi e i limiti della ricerca in Dottorato Industriale, le difficoltà metodologiche incontrare nell’affrontare un contesto di ricerca così delicato, il percorso professionale e il ruolo dell’educatore, le diversità sul territorio nazionale in merito alle normative che regolamentano le comunità residenziali per minori.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità degli studi di Parma. Dipartimento di Discipline umanistiche, sociali e delle imprese culturaliit
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Psicologiait
dc.rights© Roberta Marchesini, 2020it
dc.titleComunità educative per minori: rappresentazioni e vissuti di operatori e ragazzi.it
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurM-PSI/04it
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