Il concetto di MCI e la demenza di Alzheimer : implicazioni per la diagnosi e il trattamento

Abstract

La malattia di Alzheimer è la causa più comune di demenza. Spesso la diagnosi e gli interventi necessari non sono sufficienti per ritardare la progressione verso gli stadi più avanzati della malattia. Il concetto di Mild Cognitive Impairment (MCI) è nato con lo scopo di definire un profilo cognitivo caratteristico di uno stadio precedente all’insorgenza della malattia, consentendo la possibilità di effettuare una diagnosi e un trattamento precoce, in modo da potere diminuire la gravità della sintomatologia e migliorare la qualità della vita del soggetto affetto da demenza. La combinazione di biomarkers biologici e neuropsicologici, diventa in questo contesto, fondamentale per l’individuazione dei soggetti a rischio. Tuttavia, il costrutto di MCI e la caratterizzazione della demenza di Alzheimer sono tutt’ora oggetto di discussione, così come evidenziato dall’elaborazione di diversi criteri diagnostici e dalla mancanza di un consenso unanime sugli stessi. Allo stesso tempo, l’affidabilità e la sensibilità degli strumenti neuropsicologici più adeguati ai fini della rilevazione dell’MCI, assieme alla mancanza di cut-off definiti, può portare ad un’ampia eterogeneità nella valutazione, con conseguenze importanti sull’individuo. Un altro aspetto importante è la definizione del trattamento più efficace: in assenza di una cura farmacologica in grado di far fronte alla malattia, sono stati proposti degli interventi non farmacologici, tra i quali la CST, la musicoterapia, la cognitive stimulation e il cognitive training, i quali hanno lo scopo di ritardare la progressione della sintomatologia. Tuttavia, non è ancora chiaro quale, tra questi trattamenti, possa essere il più efficace. La definizione e l’operalizzazione di criteri operativi comuni condivisi dalla comunità scientifica, in grado di definire con chiarezza lo stadio di MCI e la demenza di Alzheimer, il raggiungimento di un consenso sull’affidabilità degli strumenti neuropsicologici e dei biomarkers ai fini di una diagnosi precisa e precoce, potrebbero consentire di intervenire preventivamente sui soggetti a rischio, influendo decisamente sul decorso e il vissuto della malattia.

Alzheimer's disease is the most common cause of dementia. Often the diagnosis and the necessary interventions are not sufficient to delay progression to the most serious stages of the disease. The concept of MCI was born with the aim of defining a characteristic cognitive profile typical of a stage prior to the onset of the disease, allowing the possibility of an early diagnosis and treatment, so as to be able to decrease the severity of the symptoms and improve the quality of the life of the subject suffering from dementia. In this context, the combination of biological and neuropsychological biomarkers becomes fundamental to identify the subjects at risk. However, the construct of MCI and the characterization of Alzheimer's dementia are still under discussion, as evidenced by the elaboration of different diagnostic criteria and by the lack of a unanimous consensus on them. At the same time, the reliability and sensitivity of the most appropriate neuropsychological tools for the purposes of diagnosis and detection of MCI, along with the lack of defined cut-offs, can lead to a wide heterogeneity in the evaluation, with important consequences on the individual. Another important aspect is the definition of the most effective treatment: in the absence of a pharmacological cure able to cope with the disease, non-pharmacological interventions have been proposed, including CST, music therapy, cognitive stimulation and cognitive training, which are intended to delay the progression of symptoms. However, it is still not clear which of these treatments could be the most effective. The definition and the implementation of common operational criteria, shared by the scientific community, able to define clearly the stage of MCI and Alzheimer's disease, along with the achievement of a consensus on the reliability of neuropsychological instruments and biomarkers for the purpose of a precise and early diagnosis, could allow to intervene preventively on the subjects at risk, definitely influencing the course and the subjective experience of the disease.