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dc.contributor.advisorValsecchi, Paola Maria-
dc.contributor.authorNicotra, Velia-
dc.date.accessioned2019-04-08T10:04:00Z-
dc.date.available2019-04-08T10:04:00Z-
dc.date.issued2019-03-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/3756-
dc.description.abstractLa gelosia è un'emozione secondaria con chiare funzioni adattative nel mantenere e proteggere legami e relazioni sociali. In psicologia, è definita un'emozione contesto-dipendente che richiede un triangolo sociale e sorge quando un individuo percepisce che un intruso sta minacciando una sua relazione importante. Fondamentale per la fitness negli esseri umani, emerge durante l’infanzia in tempi precoci, in assenza di motivazioni sessuali e prima della maturazione dell'autocoscienza, suggerendo la possibilità che possa essere ritrovata anche in altre specie. I cani sono soggetti adatti allo studio della gelosia per diverse ragioni: sono spiccatamente sociali, si impegnano in interazioni cooperative e affiliative con l’uomo, formano col proprietario un legame di attaccamento simile a quello esistente tra madre e bambino nell’uomo, discriminano le emozioni umane, traggono informazioni da interazioni di terzi e percepiscono quando ricevono un trattamento ingiusto. Nonostante i proprietari di cani attribuiscano diverse emozioni ai loro animali domestici, inclusa la gelosia, la ricerca sperimentale in questo campo è tuttora molto limitata. Questo argomento è stato approfondito utilizzando diversi approcci di ricerca. 1. Proprietari italiani sono stati intervistati per valutare la loro opinione sull'esistenza nel cane delle emozioni primarie e secondarie. In particolare, l'obiettivo era raccogliere informazioni sulla gelosia. Dalle risposte di 1572 partecipanti è emersa una generale certezza: secondo loro i cani sperimentano la gelosia, soprattutto quando i proprietari prestano attenzione ad altri cani, e reagiscono cercando di interferire con l'interazione in corso e richiamando l’attenzione del proprietario. 2. Riadattando una procedura concepita per i bambini, abbiamo esposto 2 gruppi di 36 cani ciascuno ad una situazione in cui il proprietario e un estraneo li ignoravano mentre dirigevano le loro attenzioni verso un libro, un oggetto nuovo e un cane finto (di peluche: gruppo 1; di plastica: gruppo 2). I risultati di entrambi gli studi non hanno dimostrato che le reazioni dei cani siano state guidate dalla gelosia. Innanzitutto, non è chiaro se i cani finti siano stati percepiti come veri rivali, sebbene i cani li abbiano guardati e abbiano interagito con loro a livelli elevati. Inoltre, i cani non hanno mostrato aggressività, segnali di protesta, di stress e non hanno richiamato l’attenzione, comportamenti solitamente considerati peculiari nelle reazioni di gelosia. Infine, i cani non si sono comportati in modo diverso tra la figura di attaccamento e la persona sconosciuta, quando questi stavano manipolando il cane finto. 3. Adeguando una procedura usata negli esperimenti con infanti figli degli stessi genitori ed allevati assieme, abbiamo esposto 21 diadi di cani che vivevano insieme ad una situazione realistica di evocazione della gelosia, in cui i loro proprietari in un primo momento ignoravano simultaneamente entrambi i cani leggendo una rivista (episodio di Controllo, C) e successivamente accarezzavano e lodavano solo uno dei due cani ignorando l’altro e viceversa (episodi Sperimentali, E). Durante l'episodio di controllo (C) e gli episodi sperimentali (E) sono emerse varie differenze, sebbene solo il monitoraggio del proprietario sia risultato significativamente più alto negli episodi sperimentali. I comportamenti hanno mostrato una grande variabilità individuale, probabilmente dovuta alle gerarchie esistenti tra i cani e agli stili di attaccamento tra i cani e i proprietari. 4. 25 cani sono stati testati usando la metodologia dell’eye-tracker. Abbiamo presentato loro 8 video che mostravano diverse situazioni (coccole/controllo veterinario) e diversi soggetti (proprietario/estraneo, cane reale/cane finto su ruote), per trovare ciò che è più attraente per i cani, durante un'interazione sociale, tra la persona che interagisce con il potenziale rivale, il rivale stesso o il tipo di interazione in atto. È stata analizzata la durata delle fissazioni dello sguardo per ogni possibile target: nessuna differenza è emersa nel tempo trascorso guardando il proprietario o la persona sconosciuta quando essi sono apparsi per primi sullo schermo e i cani hanno osservato per una quantità significativamente maggiore di tempo l’area dell’interazione e l’area delle zampe/ruote, indipendentemente dal tipo di interazione in corso, dal tipo di cane presente e dall'identità della persona coinvolta. Complessivamente queste scoperte non consentono di rifiutare l'ipotesi che i cani possano sperimentare la gelosia, invece sottolineano i problemi metodologici emergenti nello studio delle emozioni degli animali. Stabilire procedure sperimentali atte a trarre informazioni dallo stato interiore dei cani e dalla loro esperienza emotiva è ancora estremamente difficile.it
dc.description.abstractJealousy is a secondary emotion with clear adaptive functions in maintaining and protecting social relationships and bonds. In the human psychological literature, it has been defined as a context-dependent emotion that requires a social triangle and arises when one individual perceives that an intruder is threatening an important relationship. It is crucial for fitness in humans, appearing early in infancy in absence of sexual interest and before the maturation of self-consciousness, suggesting the possibility that it could be found in other species. Dogs are suitable subjects to investigate jealousy since they are highly social animals, engage in cooperative and affiliative interactions with humans, form an infant-like attachment bond with owners, discriminate human emotions, draw information from third party interactions and perceive when they receive an unfair treatment. While dog owners ascribe different emotions to their pets, including jealousy, experimental research is very limited. This topic was deepened using different research approaches. 1. Italian owners were surveyed to assess their opinion regarding the existence of primary and secondary emotions in dogs. In particular, the aim was to collect information about jealousy. From the answers of 1572 participants, an overall certainty emerged: according to them dogs experience jealousy, mostly when owners pay attention to other dogs, and react trying to interfere with the ongoing interaction and seeking for attention. 2. Readapting a procedure devised for human babies, we exposed 2 groups of 36 dogs each to a situation in which the owner and a stranger ignored them while directing attention towards a book, a novel object and a fake dog (furry: group 1; plastic: group 2). Findings from both groups did not prove that dogs’ reactions were driven by jealousy. First, it was unclear if fake dogs were perceived as real rivals, although dogs looked at and interacted with them at high levels. Then, dogs did not show protest, stress, attention seeking, aggression, behaviors usually considered peculiar of jealous reactions. Lastly, dogs did not behave differentially between the caregiver and the unfamiliar person, when they were manipulating the fake dog. 3. Adjusting a procedure used with human siblings, we exposed 21 dog dyads living together to a realistic jealousy-evoking situation in which their owners at first ignored both dogs, while reading a magazine (Control episode, C) and then petted and praised one of the dogs while ignoring the other, and vice versa (Experimental episodes, E). During the Control episode (C) and the Experimental episodes (E) several differences emerged, although only “monitoring the owner" resulted significantly higher in experimental episodes. Behaviors showed a great individual variability, likely due to hierarchies between dogs and styles of attachment between dogs and owners. 4. 25 dogs were tested using the eye tracker method. We showed them 8 videos showing different situations (petting/veterinary check) and subjects (owner/stranger; real dog/fake dog on wheels), in order to find what is more attractive for dogs, during a social interaction, between the person who is interacting with the potential rival, the rival itself or the kind of interaction. Duration of fixations was analysed for each possible target: no difference in the time spent gazing the owner or the unfamiliar person when appeared as first person on the screen emerged, and dogs gazed for a significantly longer time the areas of interaction and the paws/wheels, regardless of the type of the ongoing interaction, the kind of dog present and the identity of the person involved. Altogether these findings do not allow to reject the hypothesis that dogs can experience jealousy, instead they underline the methodological problems emerging in the study of animals’ emotions. Setting up experimental procedures suitable to draw information from dogs’ internal state and emotional experience is still extremely hard.it
dc.language.isoIngleseit
dc.publisherUniversità degli Studi di Parma. Dipartimento di Medicina e chirurgiait
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Neuroscienzeit
dc.rights© Velia Nicotra, 2019it
dc.titleSecondary emotions in not primate animals: experimental assessment of jealous in pet dogs (Canis familiaris)it
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurBIO/05it
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