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dc.contributor.advisorMancini, Tiziana-
dc.contributor.authorRossi, Michele-
dc.date.accessioned2018-05-25T09:59:34Z-
dc.date.available2018-05-25T09:59:34Z-
dc.date.issued2018-03-15-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/3627-
dc.description.abstractIl tema del costante afflusso di migranti forzati verso i paesi tecnologicamente avanzati costituisce un punto focale nella definizione degli assetti futuri delle società riceventi (Bloch, 2002; Merton, 1995) e si impone all’agenda politica, sociale e culturale degli anni futuri, ben al di là dell'attuale forte focalizzazione politica sul presidio dei confini, sui sistemi di riconoscimento giuridico 'in entrata' (Strang e Ager, 2010) e sull'organizzazione dei servizi all'arrivo. La letteratura psicosociale prodotta sui processi di acculturazione dei migranti forzati evidenzia in particolare l'assunzione implicita della refugee experience come un processo deterministico di deprivazione progressiva di risorse personali, identitarie, sociali e di salute (Betancourt, 2015). Ne conseguono ipotesi pregiudiziali circa i processi di integrazione socio-culturale dei rifugiati nei paesi di asilo e bias negativi sugli esiti dei processi di acculturazione. La prospettiva di ricerca qui adottata vuole discostarsi dall’assunto sopra descritto proponendo una diversa ipotesi circa il rapporto tra i concetti di “risorse”, “atteggiamenti di acculturazione” e “outcomes acculturativi” in termini di adattamento socio-culturale e benessere psicologico, ed osservando la refugee experience attraverso una prospettiva diacronica (Rossi & Mancini, 2016), ossia come un processo di continua ristrutturazione, riconfigurazione e trasformazione di risorse personali, sociali e contestuali lungo i diversi stages del processo migratorio. Lo studio si sviluppa così in due studi che esplorano l'esperienza dei rifugiati attraverso le fasi premigratorie (definite crisis e displacement), la fase propriamente migratoria (flight) e la fase post-migratoria (arrival, early settlement, settlment), e indagano su come la configurazione e riconfigurazione di risorse personali, sociali e contestuali possano modellare le diverse strategie di acculturazione (integrazione, separazione, assimilazione, marginalizzazione) e di adeguamento nelle fasi successive dell'insediamento. Lo studio 1 è una ricerca su materiale di archivio (dati di terzi) e si basa sull'analisi del contenuto tematico di 400 memorie di asilo, un documento manoscritto con cui i migranti presentano istanza di protezione internazionale allo Stato Italiano e che risulta in una soggettiva ricostruzione della migrazione, delle sue ragioni e delle sue modalità. Lo studio 1 risponde al primo obiettivo della ricerca, ossia quello di cogliere dal punto di vista del migrante le trasformazioni che - in termini di risorse individuali, sociali e contestuali – hanno caratterizzato lo sviluppo migratorio, dimostrando come le diverse configurazioni delle risorse citate modellino diversi profili dei rifugiati. Dall'analisi multivariata (CATPCA) delle risorse relative alla fase di crisi sono emersi tre profili: 1. il "rifugiato politico classico", spinto a lasciare il suo Paese per motivi politici, 2. il "cittadino senza stato", che in genere ha lasciato un paese incapace di garantire protezione ai propri cittadini, a causa di violenza diffusa, instabilità o corruzione, 3. la "persona senza comunità", isolata, abbandonata o distaccatasi dalla comunità per ragioni legate al rifiuto di pratiche o costumi culturali. Tre sono anche i profili emersi dalla stessa analisi condotta sulla fase migratoria: 1. il "migrante in cerca di stabilità", sottoposto ad un processo migratorio forzato dai tempi lunghi e particolarmente stressante, senza una precisa meta e con un mandato di mantenimento familiare, 2. il "migrante organizzato in fuga”, che ha investito le risorse economiche disponibili per raggiungere rapidamente il paese in cui cercare asilo e sottrarsi a pericoli imminenti, e 3. il "migrante ridotto in schiavitù", costretto dall’assenza di canali legali e dalla scarsità di risorse economiche ad affidarsi alle organizzazioni che gestiscono il traffico di esseri umani, anche a fini di sfruttamento sessuale e lavorativo. Infine, le risorse che caratterizzano la fase di arrivo hanno configurato profili come 1. il "migrante in cerca di protezione sociale", inserito in programmi di accoglienza istituzionali ma scarsamente consapevole dei propri diritti, 2. il "richiedente asilo orientato", più consapevole dei suoi diritti e 3. il "richiedente asilo sospeso" che approccia la società ospitante affidandosi a reti di connazionali e ritardando (più o meno volontariamente) la legalizzazione della propria posizione giuridica. Questi profili emergenti risultano solo parzialmente coerenti attraverso le tre fasi dell'esperienza migratoria analizzate, dimostrando che la refugee experience non è sempre soltanto un'esperienza di perdita di risorse, quanto piuttosto un'esperienza complessa e flessibile che può consistere in refugee experienceS plurali, differenti in funzione del diverso assetto e delle combinazioni delle risorse nello sviluppo diacronico della migrazione. Lo studio 2 è una ricerca quantitativa, condotta su un campione di 160 rifugiati della provincia di Parma, ricavato da 286 contatti email o telefonici estratti dalle 400 memorie di asilo analizzate nello studio 1, in base alla raggiungibilità, al tempo trascorso in Italia (> 6 mesi) e alla volontà di partecipare alla ricerca. Il campione è composto da 127 uomini (79.4%) e 33 donne (20.6%), provenienti da 32 paesi diversi: 30 da Stati asiatici (18.8%), 81 da Stati dell’Africa occidentale (50.6%), 3 dal Nord-Africa (1.9%), 2 da stati europei (1.2%), 34 dall’Africa orientale (21.3%) e 12 da stati medio-orientali (7.5%). I paesi maggiormente rappresentati sono Nigeria (28 intervistati), Mali (15), Somalia, Gambia e Afghanistan (14), Pakistan e Costa d’Avorio (10), Eritrea (9). Nel campione sono state rilevate 61 differenti etnie di appartenenza. L’età media del campione è di quasi 30 anni (M=29.96; DS = 8.04), con età minima 18 anni e massima 62. La ricerca è stata condotta con un questionario multilingue composto da misure di acculturazione (Acculturation Attitude Scale, Schmitz & Berry, 1991), adattamento socio-culturale (Refugees Integration Scale, Beversluis et al., 20176) e benessere psicologico (K-10, Kessler et al., 2003). I risultati hanno confermato quanto indicato già in letteratura (Sam & Berry, 2006), ovvero che l’atteggiamento acculturativo con cui i migranti si dichiarano maggiormente d’accordo è l’integrazione. Fattori quali la religione, la provenienza da paesi dalla cultura collettivistica, l’aver scelto come meta l’Italia e il tempo trascorso nel paese di approdo, ritenuti dalla letteratura discriminanti degli atteggiamenti acculturativi dell’integrazione e della separazione, si rilevano incisive solo sull’atteggiamento di separazione. Emerge con forza l’importanza degli aspetti psicologici della resilienza e della nostalgia, ascritte alle risorse personali. Questi aspetti, scarsamente considerati dalla letteratura in relazione ai processi di acculturazione (Khawajia et al., 2014) rivelano una capacità esplicativa maggiore di quelli più socio-demografici e culturali che invece la letteratura ha più spesso considerato, come la condizione lavorativa (Itzhaky & Ribner, 1999), la comprensione linguistica (Nwadiora & McAdoo, 1996) e il livello di studi nel paese di asilo (Vinokurov et al., 2017). Collegando i dati dello studio 2 con i profili di migrazione derivati dallo studio 1, le analisi CATPCA hanno mostrato una parziale correlazione tra gli atteggiamenti di acculturazione e i profili migratori. In particolare, gli atteggiamenti di assimilazione sono più comuni nei migranti senza comunità e nei migranti ridotti in schiavitù, quelli di separazione nei migranti in cerca di stabilità, e quelli di integrazione nei rifugiati politici organizzati in fuga.it
dc.description.abstractPsycho-social literature on the acculturation processes of forced migrants highlights an implicit assumption of the "refugee experience" (Lacroix, 2014) as a deterministic process of “resource loss”: a progressive deprivation of personal, social, identity, and health resources, necessarily leading to negative acculturation outcomes. This study aims to propose a different hypothesis about the relationship between the concepts of "resources", "acculturation attitudes" and "acculturation outcomes", by observing the refugee experience through a diachronic perspective (Rossi & Mancini, 2016), as a process of continuous restructuring, reconfiguration and transformation of personal, social and contextual resources along the different stages of the migratory process, as seen directly by the migrants’ point of view. This research reports on two studies, investigating how personal, social and contextual resources can structure the refugees experience through the crisis, flight and arrival phases (Study 1), and how the configuration and re-configuration of these resources can shape the acculturation and adjustment strategies in the following stages of settlement and establishing (Study 2). Study 1 is based on a content analysis of 400 asylum memories from official archives (third parties data), and shows that personal, social and contextual resources are shaping different refugee profiles. Specifically, three are the profiles emerging from the multivariate analysis (CATPCA) of resources related to the crisis phase: 1. the classical “political refugee”, forced to leave his country for political reasons, 2. the “citizen without a state”, generally leaving a country where state or society are unable to guarantee protection because of instability, violence and corruption, 3. the “person without community”, isolated and often blown up by his community for reasons related to the rejection of cultural practices or customs. Three are also the profiles emerging from the same analysis conducted on resources related to the flight phase: 1. the “migrant in search of stability”, who is subjected to a very long and stressful forced migration flight, 2. the “organized migrant on the run”, who invests his available economic resources to reach quickly the country chosen to seek asylum, 3. the “migrant enslaved”, subject to organizations trafficking in human beings. Finally, the resources characterizing the arrival phase configure the following profiles: 1. the “migrant in search of humanitarian and social protection”, included into institutional reception programs but not aware of his/her rights, 2. the “oriented asylum seeker”, more aware of his/her rights, and 3. the “suspended asylum seeker”, who delays the asylum application by living in the invisibility. These profiles only partially are coherent through the three phases of migration experience, showing that the refugee experience is not always just an experience of resource loss, as some literature points out. It is rather a complex and flexible experience where migrants lose and gain some personal, social and contextual resources. Study 2 is a survey study on 160 asylum seekers and refugees settled in the province of Parma, taken from the 400 asylum memories analyzed in Study 1 on the basis of their reachability, time spent in Italy (> 6 months) and willingness to participate in the research. They replied to all questions of a multilingual questionnaire composed of measures of acculturation (Attitude Acculturation Scale, Schmitz & Berry, 1991), socio-cultural adaptation (Refugees Integration Scale, Beversluis et al., 20176) and wellbeing (K-10, Kessler et al., 2003). In line with literature (Berry’s bi-dimensional model), results showed that integration was associated with better social and psychological adjustment. Connecting these data with the migration profiles derived from Study 1, CATPCA analyses showed that acculturation attitudes are partially related to the profiles identified in the previous migration phases. Specifically, assimilation attitudes are more common in migrants without communities and enslaved, separation attitudes in migrants in search of stability, and integration attitudes in organized political refugees on the run.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità degli Studi di Parma. Dipartimento di Psicologiait
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Psicologiait
dc.rights© Michele Rossi, 2018it
dc.subjectrefugeesit
dc.subjectacculturation attitudesit
dc.subjectpsychological well-beingit
dc.subjectsocio-cultural adjustmentit
dc.subjectsocial networksit
dc.subjectvirtual networksit
dc.subjectethnic communitiesit
dc.titleCulture, Reti e Comunità : gli atteggiamenti di acculturazione e gli outcomes di benessere psico-sociale dei rifugiati nella provincia di Parmait
dc.title.alternativeCulture, Networks and Communities : acculturation attitudes, social adjustment and psychological well-being of refugees in the province of Parmait
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurM-PSI/05it
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