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Titolo: Effetti del trauma sui meccanismi di esplorazione visiva di espressioni facciali emotive: uno studio eye-tracker ed etnopsichiatrico su popolazioni di minori sopravvissuti all’epidemia di Ebola in Sierra Leone
Titoli alternativi: The impact of trauma on visual exploration patterns of facial expressions of emotions: an eye-tracker and ethnopsychiatric study conducted among underage Ebola virus disease survivors in Sierra Leone
Autori: Parmigiani, Marta
Data: 6-lug-2017
Editore: Università di Parma. Dipartimento di Neuroscienze
Document Type: Bachelor thesis
Abstract: Ad oggi, il bias nel riconoscimento dell’espressione facciale della rabbia, consistente nell’erronea sovra-identificazione dell’emozione rabbia quando altre espressioni facciali emotive negative vengono visualizzate, è abbastanza conosciuto. Diversi studi empirici hanno investigato questo fenomeno attraverso differenti paradigmi e coinvolgendo campioni di minori, vittime di differenti esperienze traumatiche. Comparando tutti questi risultati sembrerebbe che il bias nell’esplicito riconoscimento dell’espressione facciale della rabbia sia conseguenza dell’esposizione, sia prolungata sia acuta, ad eventi traumatici occorsi duranti l’infanzia. Nonostante questa abbondanza di studi, ad oggi resta incerto se questo bias possa essere interpretato come una generale tendenza di risposta delle vittime oppure come effetto di uno specifico ancoraggio, da parte dei meccanismi percettivi delle vittime, a cue facciali significativi per il riconoscimento della rabbia. Il principale obiettivo del presente studio, dunque, era quello di esplorare ulteriormente i meccanismi che sottendono il bias nel riconoscimento delle espressioni facciali di rabbia. A questo proposito sono stati reclutati un campione di minori sopravvissuti all’epidemia di Ebola e un campione di controllo di pari, entrambi provenienti dalla Sierra Leone. Il PTSD Checklist per il DSM-5 (PCL-5), l’Impact of Event Scale-revised (IES-R) e il Cognitive Emotion Regulation Questionnaire short version (CERQ-short) sono stati preventivamente tradotti e validati seguendo il processo di adattamento cross-culturale. Successivamente tali questionari sono stati somministrati ad entrambi i gruppi di partecipanti per valutare la presenza della sintomatologia correlata al PTSD e a segni psicopatologici derivanti dall’esposizione all’epidemia di Ebola. Inoltre i partecipanti hanno preso parte ad un compito, a scelta forzata, di riconoscimento di espressioni facciali emotive. Durante lo 4 svolgimento del suddetto compito i pattern di esplorazione visiva dei partecipanti sono stati registrati avvalendosi della tecnica di eye-tracking. Data la rilevanza del bias nel riconoscimento della rabbia, l’intento del presente studio era, in particolare, quello di investigare i pattern di scanning visivo messi in atto da ambedue i gruppi durante il riconoscimento delle espressioni facciali emotive, sia nelle performance corrette sia in quelle errate in favore del bias. I punteggi dei questionari hanno confermato la natura traumatica dell’aver contratto il virus Ebola e delle relative avversità in quanto in grado di indurre, nel gruppo di Sopravvissuti al contagio, sequele psicopatologiche correlate al PTSD e specifiche strategie di coping. Inoltre il gruppo di Sopravvissuti ha mostrato, in modo significativo, una maggiore sovra-attribuzione dell’etichetta rabbia rispetto al gruppo dei Controlli, confermando che il bias nel riconoscimento della rabbia emerge non solo in seguito a prolungate esperienze traumatiche, ma anche in seguito a traumi di tipo acuto. Un risultato del tutto nuovo ottenuto dal presente studio è costituito dalla significativa correlazione tra il tasso di presenza del bias e il punteggio ottenuto nel questionario IES. Ciò conferma l’affidabilità dell’adattamento cross-culturale dei questionari e dimostra la forte correlazione tra il bias per la rabbia e i sintomi del PTSD. E’ importante notare che questa è la prima volta che scale cliniche per la valutazione del PTSD sono state tradotte e adattate ad un Paese africano e nello specifico alla Sierra Leone. La nostra aspettativa di trovare caratteristici pattern di esplorazione visiva, soprattutto in termini di localizzazione, correlati alla presenza del bias di sovra-attribuzione della rabbia, è stata confermata. Nonostante tutti i partecipanti abbiano esibito scan paths differenti da quelli occidentali, il gruppo dei Sopravvissuti, e non quello dei Controlli, ha messo in atto pattern di esplorazione simili in entrambe le performance, quella corretta e quella errata in favore del bias per la rabbia. I Sopravvissuti hanno osservato l’occhio sinistro 5 significativamente più spesso e più a lungo dei Controlli. Inoltre lo stesso pattern è stato osservato durante le performance caratterizzate dalla presenza del bias, specialmente in risposta alla visualizzazione della tristezza, che si conferma come l’emozione più rilevante nell’elicitare il bias per la rabbia. Sebbene questo sia uno studio preliminare, sembra che i Sopravvissuti fossero più sensibili ai cue correlati alla rabbia, i quali possono essere trovati soprattutto nella regione oculare piuttosto che nella regione della bocca. Infine, alcune peculiarità emerse dalle analisi delle risposte comportamentali del gruppo traumatizzato, portano a ipotizzare che esperienze traumatiche differenti, almeno in termini acuto/cronico, possano alterare in modo differente il riconoscimento delle emozioni.
To date, the bias in the recognition of angry facial expressions, consisting in the erroneous over-identification of anger when other negative facial expressions are visualized, is quite well-known. Several empirical studies investigated this phenomenon with different paradigms and involving samples of underage victims of different traumatic experiences. Comparing all these results, it appears that the bias in the explicit recognition of angry facial expressions is a consequence of both acute and prolonged exposure to traumatic events during childhood. Despite this plethora of studies, to date it remains unclear whether this bias can be interpreted as an overall victims’ response tendency or as an effect of the specific tuning of victims’ perceptive mechanisms to angry facial expressive cues. Therefore, the main aim of the present study was to further explore some of the mechanisms likely involved in the biased recognition of angry facial expressions. To accomplish this purpose, a sample of underage Ebola virus disease survivors and a sample of peer controls, both coming from Sierra Leone, were recruited for the study. The PTSD Checklist for DSM-5 (PCL-5), the Impact of Event Scale-revised (IES-R) and the Cognitive Emotion Regulation Questionnaire short version (CERQ-short) were first translated and validated following the 6 cross-cultural adaptation process. These questionnaires were then administered to both groups of participants in order to assess the presence of PTSD symptoms and psychopathologic signs caused by Ebola outbreak exposure. Furthermore, participants took part to a forced-choice facial expressions recognition task. During the task, participants’ visual exploration patterns were recorded by means of an eye tracker. Given the relevance of the bias in the recognition of anger, the intent of the present study was, in particular, to investigate differences in the visual scanning patterns used by the two groups during both the correct and the biased recognition of facial expressions of emotions. Questionnaire scores confirmed the traumatic nature of Ebola infection and related adversities, as they induced PTSD-related sequelae and specific coping strategies among Ebola survivors. Moreover, Survivors showed a significant higher over-attribution of anger than Controls, confirming that the bias in the recognition of anger arises not only from prolonged traumatic experiences but also from acute trauma. A completely new result of the present study was the significant correlation between the bias rate in response to sadness and IES scoring, confirming the reliability of the cross-cultural adaptation of the questionnaire and demonstrating the strong correlation between the anger bias and PTSD symptoms. It is important to note that this is the first time that clinical scales for the evaluation of PTSD have been translated and adapted to an African country and specifically to Sierra Leone. Our prediction to find characteristic visual exploration patterns, especially in terms of location, related with the anger over-attribution bias was confirmed. Even if all participants clearly exhibited scan paths different from the western ones, Survivors, but not Controls, displayed a similar exploration pattern in both correct and biased recognition performances. Survivors looked to the eye-left significantly more often and for longer time than Controls. Furthermore, the same pattern was observed during biased performances, especially in response to sadness, which confirmed itself as the most relevant emotion in eliciting the bias 7 for anger. Although this is a preliminary study, it seems that Survivors were more sensitive to anger-related cues, especially found in the eye region rather than in the mouth region. Finally, some peculiarities emerged from the behavioral responses analyses of the traumatized group, leading to hypothesize that different traumatic experiences, at least in acute/chronic terms, can differently affect the correct recognition of emotions.
È visualizzato nelle collezioni:Psicobiologia e Neuroscienze Cognitive, Tesi di laurea magistrale

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