Fontana in galleria

Abstract

Sin dagli esordi, la ricerca di Franco Guerzoni si è dimostrata aggiornata e ricca di spunti originali, seppure sempre in linea con le più interessanti esperienze che si andavano sviluppando in Italia e all’estero in quel periodo, che per le arti fu tanto ricco d’innovative soluzioni sul piano concettuale ed espressivo. Questo progetto, il quarto donato a MoRE dall’autore, risale a un tempo compreso tra il 1968 e il 1969, anni in cui un Guerzoni poco più che ventenne ha terminato la sua fase di formazione, abbandonando la pittura intesa nel modo più tradizionale e guardando invece con interesse alle esperienze dell'avanguardia, Duchamp in testa. Egli si sente spontaneamente attratto delle più vive esperienze del panorama artistico internazionale, dalla Land Art americana alla nostra Arte Povera e tale interesse si traduce in alcuni suoi lavori, tra i quali alcuni irrealizzati, come quello qui donato. Il concetto alla base di questo progetto è semplice. Guerzoni voleva portare nell’ambiente chiuso di una galleria un effetto che normalmente si ammira immersi nella natura, l’arcobaleno. Il progetto prevedeva, come si evince anche dal bozzetto, la collocazione di una macchina per irrorare i campi al centro dell’ambiente: essa avrebbe prodotto spruzzi di acqua, in grado di giocare con la luce artificiale del luogo. L’autore, nel ragionare intorno a questa installazione, ha preso – anche con la collaborazione di Luigi Ghirri, amico e compagno di molte avventure artistiche – delle fotografie nella campagna: una serie di studi sugli schizzi d’acqua che si danno anche come analisi intorno alla natura dell’arcobaleno, alle possibilità di una sua percezione visiva. Esse ora costituiscono la sola testimonianza di questo progetto, di chiara matrice concettuale, la cui mancata realizzazione è da riferire certamente alle difficoltà tecniche ma anche, in qualche misura, al fatto che esso viveva nell’esser pensato più che nell’essere effettivamente realizzato. Il tema, per altro, incentrato sulla volontà di portare la natura all’interno della cultura era molto sentito in quegli anni e lo stesso Guerzoni pensa di produrre anche una rosa nera, sintesi simbolica dei due elementi.

Since the beginning, the research of Franco Guerzoni was up-to-date and full of original ideas, even if in line with the most interesting experiences developing in Italy and abroad. Indeed, considering visual arts, that period was particularly rich and full of innovative solutions on both the conceptual and expressive level. This project, the fourth donated by the author to MoRE, dates back to a period between 1968 and 1969, when Guerzoni, then in his early twenties and at the end of his education, abandoned the traditional painting technique and started doing researches in the avant-garde, especially around Duchamp. He was spontaneously attracted by the most important international researches, such as the American Land Art and the Italian Arte Povera. These interests reflect in some of his works, not always realised, such as this project donated to MoRE. The concept behind the project was quite simple: Guerzoni wanted to bring inside the closed space of an art gallery a natural occurrence, the rainbow. The project included, as shown in the sketch, a field sprayer machine in the center of the room. It would have sprayed water, playing with the artificial light effects. The author, thinking about that installation – also with the collaboration of Luigi Ghirri, friend and companion of many art adventures – took some photographs in the countryside. These study series of water splashes investigated the nature of the rainbow and its visual perception. These conceptual photographs are the only evidence of the project. It remained unrealized due technical difficulties but also because it was more theoretical than realizable. The theme to bring the nature inside the culture was particularly strong in that period; Guerzoni itself thought to produce a black rose, as symbolic synthesis of the two elements.