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dc.contributor.advisorCigala, Ada-
dc.contributor.authorMori, Arianna-
dc.date.accessioned2016-07-07T14:00:12Z-
dc.date.available2016-07-07T14:00:12Z-
dc.date.issued2016-03-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/3065-
dc.description.abstractElemento centrale della presente tesi dottorale è il costrutto di perspective taking, definibile come l’abilità, emergente nei bambini intorno a 4-5 anni, di assumere la prospettiva altrui secondo tre differenti dimensioni: emotiva, cognitiva e percettiva (Bonino, Lo Coco, Tani, 1998; Moll e Meltzoff, 2011). Dalla letteratura emerge come il perspective taking, in quanto abilità di comprensione sociale, rivesta un ruolo adattivo e sia fondamentale per lo sviluppo, non solo intellettivo, ma anche per la formazione di adeguate capacità relazionali e sociali (Jenkins e Astington, 2000; Weil et al., 2011). Sulla base di tali considerazioni, alcuni ricercatori si sono interrogati sulla possibilità di insegnare questa abilità, elaborando specifiche e differenti procedure di intervento finalizzate ad incrementare l’abilità di perspective taking sia in bambini a sviluppo normativo (Cigala e Mori, 2015), sia in gruppi di bambini a sviluppo atipico (Fisher e Happé, 2005; Heagle e Rehfeldt, 2006; Paynter e Peterson, 2012). A partire da una prospettiva teorica socio-costruzionista, secondo cui l’acquisizione del perspective taking si configura come un’impresa di co-costruzione continua, all’interno di interazioni quotidiane con figure significative per il bambino, si è deciso di analizzare il perspective taking non solo in relazione a variabili individuali (genere, età del bambino, regolazione emotiva, abilità sociali) ma anche e soprattutto a variabili contestuali quali le caratteristiche del contesto familiare (caratteristiche disposizionali e stili genitoriali di socializzazione emotiva, presenza di fratelli). Sono stati in particolare indagati un contesto familiare normativo ed uno caratterizzato da maltrattamento psicologico, contrassegnato dalla reiterazione di comportamenti inadeguati (critiche svalutanti, denigrazione, umiliazione, minacce verbali, indifferenza) nei confronti del minore, che convogliano sul bambino l’idea di non essere amato e di avere poco valore. Con i termini “a sviluppo tipico” si intendono i bambini per i quali non sussista una diagnosi clinica e con quelli di “famiglie normative” ci si riferisce a nuclei per i quali non ci siano state segnalazioni da parte dei Servizi Educativi e Sociali di riferimento, indipendentemente dalle caratteristiche della composizione del nucleo familiare (nucleare, estesa, multipla, ricostituita o ricomposta). Tale studio rientra in un ampio progetto di ricerca e formazione che ha coinvolto più di 250 prescolari frequentanti 8 scuole dell’infanzia e 15 comunità terapeutiche e di accoglienza mamma-bambino, situate in differenti province del Nord Italia. Il gruppo dei partecipanti alla ricerca si è composto di 256 bambini in età prescolare, compresa quindi tra 3 e 5 anni (M=54,39; DS=5,705): 128 maschi (M=54,08; DS=5,551) e 128 femmine (M=54,70; DS=5,860). In particolare, 213 bambini appartenevano a famiglie normative e 43 a nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di maltrattamento psicologico. Oltre ai bambini, la ricerca ha previsto il coinvolgimento di 155 coppie di genitori, 43 madri ospitate in comunità, 18 insegnanti e 30 operatori. Obiettivo centrale è stato l’indagine della possibilità di poter promuovere il perspective taking in bambini di età prescolare a sviluppo tipico appartenenti a due differenti tipologie di contesto familiare (normativo e psicologicamente maltrattante), attraverso l’applicazione di uno specifico percorso di training di natura “ecologica” all’interno della scuola dell’infanzia e della comunità, assimilabile a quelli di tipo evidence based. In particolare è stata prevista una procedura quasi sperimentale di tipo pre-test, training, post-test e follow-up. Dopo una preliminare valutazione dello sviluppo del perspective taking nelle sue tre componenti, in bambini appartenenti ad entrambi i contesti, si è voluto verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra questa abilità ed alcune capacità socio-emotive dei bambini, con particolare riferimento alla disposizione prosociale, rilevate nel contesto scolastico attraverso differenti metodologie (osservazioni dirette non partecipanti, questionari self report compilati dalle insegnanti). Inoltre, data l’importanza del contesto familiare per lo sviluppo di tale abilità, la ricerca ha avuto lo scopo di verificare l’esistenza di eventuali relazioni tra le abilità di perspective taking mostrate dai bambini e gli stili di socializzazione emotiva delle figure familiari, caratteristiche di entrambi i contesti (maltrattante e non maltrattante). È stato inoltre previsto uno studio di confronto tra i due campioni rispetto alle dimensioni indagate. I risultati ottenuti sono stati particolarmente interessanti. Innanzitutto, le esperienze di training hanno determinato, in entrambi i contesti, miglioramenti nell’abilità dei prescolari di mettersi nei panni altrui. Tale training ha inoltre dimostrato effetti positivi sulla competenza sociale dei bambini, che, a seguito del percorso, hanno manifestato un incremento dei comportamenti prosociali ed una diminuzione di quelli aggressivi. Per lo studio in contesto normativo, è stato inoltre dimostrato un mantenimento delle abilità acquisite a seguito del training attraverso un follow-up a distanza di 4 mesi dal termine dell’intervento. Il positivo esito di tale percorso sembra quindi rappresentare un’importante risorsa per i prescolari, soprattutto in caso di situazioni in cui l’abilità di perspective taking risulti deficitaria. Il confronto dei due gruppi a seguito del training ha evidenziato come non siano emerse differenze significative, rispetto al perspective taking, ad eccezione della dimensione emotiva, in cui le prestazioni dei prescolari maltrattati sono risultate inferiori, come già evidenziato prima del training. Tali risultati non giungono però inaspettati, poiché, sebbene il percorso abbia agito significativamente sull’abilità di comprensione delle emozioni altrui di questi bambini, non si configura come sufficiente a ristrutturare così profondamente le problematiche presentate. Interessanti sono stati altresì i risultati ottenuti dall’analisi degli stili di socializzazione emotiva, dei genitori (madri e padri) dei prescolari non maltrattati e delle mamme dei bambini residenti in comunità. In particolare è emerso come, stili accettanti e di tipo coaching nei confronti delle emozioni negative dei bambini, siano positivamente correlati con il perspective taking dei figli, e come all’opposto, stili rifiutanti rispetto alle espressioni emotive negative dei propri bambini, mostrino correlazioni negative con le abilità di perspective taking dei figli. Oltre ad interessi di ordine teorico e metodologico, è possibile quindi affermare come, il presente lavoro di tesi, sia stato guidato da fini applicativi, affinché la ricerca scientifica possa tradursi in pratiche educative quotidiane da applicare ai contesti di vita significativi per i bambini.it
dc.description.abstractThe main focus of the present doctoral thesis was perspective taking, defined as the ability to assume another’s perspective. It can be considered a multidimensional construct which is composed of three different components: affective, cognitive and visual. From the literature, it has emerged that perspective taking plays an adaptive role and is fundamental to the development of intellectual and social abilities (Jenkins & Astington 2000; Weil, Hayes e Capurro, 2011). Therefore, being able to teach perspective taking in early development and, in particular, finding more effective ways of doing so are very significant objectives from an educational point of view. An analysis of the literature showed that various authors have developed different specific interventions aimed at increasing perspective taking ability in children with typical (Mori & Cigala, 2015) and atypical development (Fisher & Happé, 2005; Heagle & Rehfeldt, 2006; Paynter & Peterson, 2012). From a socio-constructionist approach, children’s cognitive, emotional and social abilities, like perspective taking, are heavily “socialized” by parents (Denham, Bassett & Wyatt, 2007; Eisenberg, Cumberland & Spinrad, 1998) and “co-constructed” during daily and significant child-caregivers interactions. On the basis of these considerations, it was decided to analyse perspective taking in relation to individual variables (gender, age, emotion regulation, social abilities) and contextual variables, especially referred to family characteristics (dispositional characteristics, emotion socialization behaviours, presence of siblings). Specifically two different family contexts were investigated: non maltreating family contexts and families characterized by neglect and psychological abuse (presence of disapproval, humiliations, verbal threats and indifference). The study is part of a wide research and educational project, which involved more than 250 children attended 8 kindergartens and 15 “mother-child” (therapeutic/accommodation) communities, situated in the Northern Italy. The entire group of participants was composed of 256 pre-schoolers (128 males and 128 females), respectively 213 (107 males and 106 females) belonging to non- maltreating families and 43 (21 males and 22 females) belonging to maltreating ones. A group of 155 parents (mothers and fathers), 43 mothers living in communities, 18 teachers and 30 educators was also involved. The principal aim of the present study was to verify the possibility of promoting perspective taking in typically developmental pre-schoolers, belonging to two different family contexts (non maltreated and characterized by neglect and psychological abuse), using “ecological” training procedure, comparable to evidence based interventions, inside kindergarten and “mother-child” communities. The design for the training was a pre-test/post-test/follow-up quasi-experimental procedure. After a preliminary characterization of perspective taking in its three dimensions, children social competence (prosocial behaviours and aggressiveness) was investigated through non participant ecological observations and evaluations provided by teachers. In addition, given the importance of the family environment for the development of such skill, the research aimed to verify the existence of any relationship between perspective taking and parents’ emotional socialization styles, characteristics of both contexts. It was also conducted a comparative study between the two contexts with respect to the all investigated variables. The obtained results were particular interesting. In particular, it was possible to observe a significant increase of affective, cognitive and visual perspective taking’s scores after training, confirming the possibility of promoting perspective taking abilities in both groups of children (maltreated and non-maltreated). Moreover, children with greater perspective taking skills were also more inclined to behave in a prosocial way during peer interactions. Furthermore, these changes were persistent at the follow-up session four months later. Finally, results of parents’ emotional socialization styles highlighted that positive parenting practices, characterized by acceptance and coaching style, were associated with higher levels of children perspective taking. It’s important to underline that, in spite of the improvement in perspective taking competences, maltreated children maintained worse performances in affective perspective taking than the non-maltreated ones. The general summary of the obtained results can be considered extremely interesting, not only in a theoretical way but also in an applicative outlook. With regard to theoretical implications, these results confirm past research that underlined the fundamental role of the ability to understand other people’s point of view as a pre-requisite for the development of prosocial abilities. The results showed also a wide possibility of working in kindergarten and community contexts, operating directly with teachers, educators, parents and children in order to promote the development of the ability to assume another’s affective, cognitive and visual point of view.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità degli Studi di Parma. Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Societàit
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Psicologiait
dc.rights© Arianna Mori, 2016it
dc.subjectperspective takingit
dc.subjecttrainingit
dc.subjectpreschoolersit
dc.subjectprosocial behaviourit
dc.subjectaggressivenessit
dc.subjectemotion socializationit
dc.subjectneglectit
dc.subjectmaltreatmentit
dc.subjectpsychological abuseit
dc.titleL’abilità di perspective taking : un training per bambini in età prescolare in differenti contestiit
dc.title.alternativePerspective taking ability : a training study for preschool children in different contextsit
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurM-PSI/04it
Appears in Collections:Lettere, Arti, Storia e Società. Tesi di dottorato

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