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https://hdl.handle.net/1889/2862
Title: | Empatia e risposta allo stress nei genitori di bambini con sviluppo tipico e con disturbo dello spettro dell'autismo |
Other Titles: | Empathy and response to stress in the parents of children with typical development and with autism spectrum disorder |
Authors: | Dallari, Valentina |
Issue Date: | 15-Jul-2015 |
Publisher: | Università di Parma. Dipartimento di Neuroscienze |
Document Type: | Bachelor thesis |
Abstract: | La presenza in famiglia di un figlio con una patologia cronica grave come il disturbo dello spettro dell'autismo (ASD) caratterizzato da gravi difficoltà nelle relazioni, nei comportamenti e nella comunicazione, comporta confusione e disorganizzazione. Ciò costringe il sistema familiare a gestire un notevole stress dovuto alla gestione quotidiana di una patologia di tale complessità e, alla riduzione delle normali fonti di gratificazione genitoriale, che può influenzare in modo significativo il prendersene cura. Tra i fattori protettivi che contribuiscono maggiormente alla differenza negli itinerari adattivi delle famiglie, vi sono le caratteristiche personali messe in gioco di fronte all'evento stressante (stili di coping) e quindi la capacità di attivarsi e gestire le condizioni di stress senza esserne travolti. La letteratura suggerisce che gli stili di coping, nei genitori di bambini con autismo, siano diversi da quelli di genitori di bambini a sviluppo tipico o con altre condizioni (Carver et al., 1989). Tra le caratteristiche genitoriali, anche l’empatia e la reciprocità nella relazione genitore-bambino che si costruisce attraverso essa, favorisce l'emergere delle capacità sociali nel figlio, ne sostiene l'apprendimento e ha un'influenza determinante sui processi mentali durante tutto il corso della vita (Venuti, 2007; Ainsworth, 1967). Secondo Fonagy e colleghi (1991), una buona capacità riflessiva nel caregiver aumenterebbe la probabilità che questo instauri un attaccamento sicuro nei suoi confronti e sviluppi un'adeguata capacità di mentalizzazione.
Coping ed empatia sono stati i due costrutti al centro della presente ricerca volta ad indagarne le differenze in ottanta genitori di bambini di età compresa tra i 3 e gli 11 anni, suddivisi all’interno di due gruppi: un “gruppo di controllo” comprendente i genitori dei bambini a sviluppo tipico e un “gruppo ASD” di genitori di bambini con diagnosi di disturbo dello spettro autistico. Raccolti per mezzo della somministrazione di EQ (Empathy Quotient; Baron-Cohen et al., 2004) e COPE (Coping Orientation to Problems Experienced; Sica et al., 2008), i dati hanno mostrato differenze significative nell'utilizzo di strategie di coping improntate all'orientamento trascendente, con punteggi maggiori nel gruppo di genitori di bambini ASD. Un'ulteriore differenza, tra gli stili di coping utilizzati da padri e madri, riguarda il ripiegamento su strategie di sostegno sociale: in entrambi i gruppi le madri riportano punteggi maggiori, suggerendoci di fare più affidamento, rispetto ai padri, alla ricerca di comprensione, di informazioni e allo sfogo emotivo, caratteristiche che, come nel caso dell'orientamento trascendente non correlano con il benessere psicologico (Sica et al., 2008). Rispetto all’empatia, sebbene tra i due gruppi non siano state riscontrate differenze statisticamente significative, i dati raccolti ci hanno permesso di individuarne una tra i livelli di empatia di madri e padri nel gruppo di controllo, con punteggi più alti nelle madri. Lo studio ha inoltre indagato, nel solo gruppo di controllo, la più generale condizione di stress genitoriale, attraverso il questionario PSI-SF (Parenting Stress Index; Abidin, 1997), la percezione del temperamento del bambino attraverso il QUIT (Questionari Italiani del Temperamento; Axia, 2002) e il livello di alessitimia rilevata attraverso la TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale; Bagby et al., 1994). Tra i risultati più rilevanti nel confronto tra madri e padri abbiamo riscontrato: (1) correlazioni positive tra i punteggi al PSI, eccetto nella scala dell'interazione genitore-bambino disfunzionale suggerendoci che, nel caso in cui uno dei due genitori percepisca o meno il figlio come non rispondente alle sue aspettative e, le interazioni con il bambino non lo rinforzino come genitore (Macias et al., 2006; Smith et al., 2001; Teti et al., 2005; Verini, 2003), questo non influenzi però la percezione dell'altro genitore; (2) correlazioni positive tra i punteggi alle scale del QUIT da leggersi nel senso che il bambino è percepito nello stesso modo da entrambi i genitori; (3) correlazione negativa, come era naturale attendersi, tra il punteggio totale di alessitimia e il punteggio all’EQ.
Se è vero che occorre considerare le famiglie con figli aventi disabilità come sistemi in evoluzione (Harris et al., 1987), assunzione fondamentale per non correre il rischio di giudicare come permanente una reazione poco adattiva al momento della diagnosi o, viceversa, di considerare il superamento di tale impatto come unico ostacolo cui la famiglia di un bambino disabile deve far fronte, è però altrettanto vero che tale evoluzione potrebbe essere indotta da un progetto terapeutico per costruire il quale anche lo studio della famiglia “tipica” è di fondamentale importanza. The presence in a family of a handicapped child, particularly a child suffering with autism spectrum disorder characterized by serious relational and communicative issues, resulting in confusion and disorganization. This forces the family nucleus to handle a considerable amount of stress due to the daily management of such a complex pathology which further results in a curtailment of customary sources of parental gratification that may substantially influence the act of caring. Among the protective factors that significantly contribute to families’ different adaptive paths, there are the personal attitudes adopted in front of a stressful event (coping skills) resulting in an increased capability of being proactive and managing stressful situations without being overwhelmed by them. Literature on the subject hints that the skills in parents with children affected by autism are different from those of parents whose children with typical development or affected by other conditions (Carver et al,. 1989). Among parental characteristics empathy and reciprocity in the child-parent relationship helps to bring to surface the child’s social capability, learning adaptability and has a crucial influence on mental processes development along the entire lifespan (Venuti, 2007; Ainsworth, 1967). According to Fonagy and colleagues (1991) a good caregiver’s insightful understanding would increase the probability that the autistic child would establish a secure bond toward him and develop an adequate ability of mentalization. Coping and empathy have been the two constructs at the core of this research aimed to investigate the differences in eighty parents of children age 3-11 divided in two groups: a “control group” consisting of parents with kids with a typical development, and an “ASD group” with parents whose kids had been diagnosed with autistic spectrum disorder. Findings which were collected through EQ (Empathy Quotient; Baron-Cohen et al., 2004) and COPE (Coping Orientation to problems Experienced: Sica et al., 2008) show significant differences in the use of coping strategies aimed transcendent orientation, with higher scores in the group of parents of ASD kids. A further difference among coping skills used by fathers and mothers, concerns the employment of strategies of social support. In both groups mothers have shown higher scores than fathers which suggests us their search of understanding, information and emotional vent, characteristics that like in the case of transcendent orientation do not pair with psychological wellness (Sica et al.2008). In regard of empathy, although not substantial statistic differences have been observed among the two groups, findings let us to discover one difference in the levels of empathy of mothers and fathers belonging to the control group, with higher scores among mothers. The study has also investigated in the control group alone, a more general condition of parental stress through the PSI-SF (Parentng Stress Index; Abidin, 1997), the perception of the child’s temper through QUIT (Italian Questionnaires on Temper; Axia, 2002) and alexithymia level ascertained through TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale; Bagby et al., 1994). Among the most noticeable findings in the comparison between mothers and fathers we have observed: (1) positive correlations among PSI scores, except for the interaction scale parent-dysfunctional child suggesting us that in the case one of the two parents may or may not perceive the child as not respondent to his/her expectations and the interaction with the child do not bolster him/her as parent (Macias et al., 2006; Smith et al., 2001; Teti et al., 2005; Verini, 2003) this does not affect the perception of the other parent; (2) positive correlations among scores of QUIT that can be read in the meaning that the child is perceived in the same way by both parents; (3) negative correlations, as expected between the alexithymia total score and EQ score. If it’s true that families with children with disabilities have to be considered as systems in evolution (Harris et al., 1987) which is an essential assumption to avert the risk of considering as permanent a less adaptive reaction in the moment the disability is diagnosed or on the other hand to consider the overcome of such a impacting diagnosis as the only obstacle a family with a disabled child must face, it’s also true that such a evolution could be induced by a therapeutic project to build which it’s also of crucial importance the study of the “typical” family. |
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