Parità dichiarata e disparità agita. Questo è il dilemma. Analisi critica dei discorsi sui generi e sui ruoli genitoriali di coppie eterosessuali prima e dopo la nascita del/della prim* figli*.

Abstract

Nonostante i cambiamenti dei diritti politici femminili e la loro maggiore presenza nel mondo del lavoro retribuito fin dal 1960, il lavoro familiare “inteso come lavoro non retribuito svolto per mantenere i membri della famiglia e/o una casa” (Shelton, John, 1996, p. 300), continua a essere distribuito tradizionalmente in base al genere (Coltrane, 2000; Kroska, 2004; Beagan et al., 2008; Romano, 2008; Reyneri, 2009; Sartori, 2009; Zajczyk, Ruspini, 2008; Lachance-Grzela, Bouchard, 2010). Nello specifico, le donne spendono più tempo per la cura dei/delle figli* e la gestione dei lavori domestici rispetto agli uomini (Eurostat, 2011; Istat, 2012). Inoltre, le donne gestiscono, pianificano e supervisionano il lavoro familiare dei propri partner (Mannino, Deutsch, 2008). Questa organizzazione tradizionale dei ruoli di genere è più frequente quando i partner diventano genitori (Istat, 2010). Paradossalmente, sebbene spesso le madri siano impegnate nel lavoro retribuito e i padri siano coinvolti nel ruolo genitoriale, nel senso comune la responsabilità principale della madre è ancora il benessere emotivo del/della figli*, mentre la responsabilità principale del padre è il benessere economico della famiglia (Miller, 2007; Nentwich, 2008). In questo modo, le donne possono lavorare fuori casa e fare carriera, ma continueranno a essere percepite come “madri intensive” sempre focalizzate sul/sulla bambin* (Hays, 1996), mentre i padri percepiti come breadwinner potranno essere coinvolti nella cura dei/delle figli* come “padre part-time”, “intrattenitore del/della bambin*” o “assistente imbranato della madre” (Sunderland, 2000). La distribuzione del lavoro familiare nelle coppie eterosessuali è ancora costruita lungo la categoria binaria del genere eterosessuale(Edley, Wetherell, 1999; Nentwich, 2006). Tuttavia, così come il genere può essere “agito” (West, Zimmerman, 1987), esso può essere decostruito (Butler, 1993). Per questo motivo, il presente lavoro di tesi intende analizzare come le costruzioni discorsive sulla distribuzione dei compiti familiari possono reificare o rifiutare le dicotomie legate al genere eterosessuale, basate sulla cultura patriarcale, e sostenere il dilemma ideologico (Billig et al., 1988) tra stabilità e cambiamento nella divisione dei ruoli di genere. Per raggiungere tale obiettivo 20 coppie eterosessuali durante la transizione alla genitorialità sono state coinvolte in uno studio longitudinale. Lo studio è composto da tre fasi (1 durante la gravidanza, 1 dopo il terzo mese di vita del/della bambin* e un’ultima fase dopo il quarto mese). Nel primo e nel secondo incontro sono state condotte due interviste semi-strutturate per la produzione di dati relativi all’organizzazione del lavoro familiare prima e dopo l’evento nascita, mentre durante il terzo incontro è stato condotto un video feed-back per discutere insieme alle coppie i risultati prodotti nelle fasi precedenti. Il disegno di ricerca longitudinale ha rispecchiato il periodo della transizione, offrendo ai dati prodotti nel tempo la fluidità non raggiungibile attraverso un’unica intervista. Ogni incontro, video-registrato, è stato condotto nelle abitazioni delle coppie con la co-presenza di entrambi i partner. L’interazione della coppia è intesa come il “luogo” dove i partner negoziano e sperimentano le loro azioni, i loro ruoli e dove legittimano il significato attribuito all’essere uomo e all’essere donna (Valentine, 1999; Gill, 1999; Boeije, 2004; Beitin, 2008). La presente ricerca ha fatto ricorso a estese sequenze discorsive (le trascrizioni dei tre incontri) e ha analizza la struttura di tali discorsi, in accordo con i contenuti e gli obiettivi dell’analisi del discorso (Billig, 1987; Potter, Wetherell, 1987; Edwards, Potter, 1992). L’analisi dei dati rivela che le persone sono incoerenti nei comportamenti e nelle opinioni, ciò ci porta ad abbandonare il presupposto teorico che le persone abbiano un atteggiamento che può essere rappresentato attraverso categorie di risposta mutuamente escludenti o che esse agiscano sulla base di un set stabile di atteggiamenti (Wetherell, Stiven, Potter, 1987). Le contraddizioni e i dilemmi ideologici (Billig et al., 1988) permettono di comprendere le funzioni del discorso (Potter, Wetherell, 1987) e la (ri)produzione delle strutture sociali (Fairclough, 1995). I nostri dati svelano la presenza di alcuni temi coerenti e ricorrenti chiamati “repertori interpretativi” (Potter, Wetherell, 1987) sul genere e sui ruoli di genere. In particolare, i risultati mostrano che il lavoro domestico è maggiormente svolto dalle donne, che sono descritte come naturalmente portate per la cura. Gli uomini offrono il loro aiuto occasionalmente, poiché devono provvedere al benessere economico della famiglia. Rispetto all’organizzazione dei compiti genitoriali, l’analisi dei discorsi rivela tre differenti scenari genitoriali (tradizionale, egualitario, dilemmatico). Dopo la nascita del/della figli* i discorsi dei partner sono estremizzati in senso tradizionalista ed egualitario. Tuttavia, la categoria tradizionalista è risultata maggiormente ricorrente. Lo scenario genitoriale dilemmatico, invece, è più frequente nel primo e nel terzo incontro. Esso include repertori tradizionalisti circa la predisposizione naturale e sociale delle donne alla cura vs. la minore disponibilità di tempo dell’uomo-breadwinner. Allo stesso tempo, tuttavia, le coppie dello scenario dilemmatico propongono repertori egualitari che decostruiscono il genere attribuendo la stessa esperienza e competenza ai padri e alle madri. Questi repertori sono proposti dalle donne e dagli uomini. Ciò conferma che anche le donne possono agire come agenti di oppressione (Weedon 1997). In questo modo, le donne sono padrone e schiave del linguaggio e della cultura egemonica patriarcale (Billig, 1991). In conclusione, crediamo che l’emancipazione delle donne possa avvenire solo attraverso la produzione di discorsi che de-costruiscono il genere supportati in primo luogo dalle donne.

Despite the changes in women’s political rights and their increased presence in the paid workforce since 1960s, family work, that “refers to unpaid work done to maintain family members and/or a home” (Shelton, John, 1996, p. 300), remains traditionally divided by gender (Coltrane, 2000; Kroska, 2004; Beagan et al., 2008; Romano, 2008; Reyneri, 2009; Sartori, 2009; Zajczyk, Ruspini, 2008; Lachance-Grzela, Bouchard, 2010). In particular, women keep on spending much more time on childcare and household duties than men do (Eurostat, 2011; Istat, 2012). In addition, women manage, plan, organize and supervise the household work of their partners (Mannino, Deutsch, 2008). This traditional organization of gender roles is more frequent when partners become parents (Istat, 2010). Paradoxically, even though the mothers are employed and the fathers are involved in their parental role, in common sense the mother’s primary responsibility is still the child’s emotional well-being, while the father’s is the family’s financial well-being (Miller, 2007; Nentwich, 2008). In this way, mothers may work and have a career, but they are perceived as “intensive mothers” always focused on child (Hays, 1996), while fathers perceived as breadwinner may be involved in childcare as “part-time father”, the “baby entertainer” or “mother’s bumbling assistant’” (Sunderland, 2000). The distribution of family work in heterosexual couples is still constructed along heterosexual gender binary (Edley, Wetherell, 1999; Nentwich, 2006). However, as gender can be “done” (West, Zimmerman, 1987), it should also be troubled (Butler, 1993). For this reason, this thesis intends to analyze how the discursive constructions on the division of household labor could reify or refuse the heterosexual gender binary, based on patriarchal culture, and maintain the ideological dilemma (Billig et al., 1988) between stability and change in the distribution of gender roles. To achieve this purpose 20 heterosexual couples have been involved in a longitudinal study during the transition to parenthood. The study involved three stages (1 during the pregnancy, 1 in the 3rd month after the birth and a final 1 when the child was 4 months old). In the first and the second stages semi-structured interviews were conducted to produce data about the organization of household labor pre and post birth, while during the third stage a video feed-back was conducted to discuss with the couples about the results produced in the previous stages. The longitudinal design of the research mirrored the period of transition, giving to the data collection the period fluidity not achieved in one-off interviews. Every meeting was conducted with the presence of both partners in their home, and it was video-recorded. The couple’s interaction is the “place” where partners negotiate and experiment their actions, their roles and legitimize the meaning of being a man or a woman (Valentine, 1999; Gill, 1999; Boeije, 2004; Beitin, 2008). The present research takes extended sequences of discussions (the transcripts of the three meetings) as its database and analyzes the structure of these discourses, according to the concepts and claims of discourse analysis (Billig, 1987; Potter, Wetherell, 1987; Edwards, Potter, 1992). The data analysis reveals that people are inconsistent in their behaviors and opinions, abandoning the presupposition that people have an attitude which could be represented through mutually exclusive response categories or act on the basis of a stable set of attributes (Wetherell, Stiven, Potter, 1987). The contradictions and ideological dilemmas (Billig et al., 1988) allow understanding the functions of discourse (Potter, Wetherell, 1987) and the (re)production of social structures (Fairclough, 1995). Our data uncover the presence of some coherent and recurring topoi called “interpretative repertoires” (Potter, Wetherell, 1987) about gender and gender roles. In particular, the results display that the domestic work is mainly performed by women, who are described as naturally suitable for care. Men offer their help occasionally, because they have to provide for the family’s financial well-being. Regarding the organization of childcare, the discourse analysis reveals three different scenarios of parenthood (traditional, egalitarian, dilemmatic). After the birth of the child the discourses of the partners are radicalized coherently with the traditional and egalitarian scenarios of parenthood. However the traditional category is mainly recurring. The dilemmatic scenario of parenthood is more frequent in the first and third meeting. It includes traditional repertories about the natural and social suitability of women to care vs. a little time availability of men-breadwinner. At the same time the couples of the dilemmatic scenario propose egalitarian repertories that trouble gender attributing the same expertise and ability to fathers and mothers. These repertories are expressed both by men and women. This confirms that also women can act as agents of oppression (Weedon 1997). In this way, women are masters and slaves of language and patriarchal hegemonic culture (Billig, 1991). In conclusion, we believe that women’s emancipation can happen only through discursive productions that deconstructed gender supported firstly by women.