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dc.contributor.advisorGallese, Vittorio-
dc.contributor.authorSbriscia Fioretti, Beatrice-
dc.date.accessioned2013-07-04T15:23:12Z-
dc.date.available2013-07-04T15:23:12Z-
dc.date.issued2013-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/2246-
dc.description.abstractIl lavoro sperimentale presentato in questa tesi si inserisce in un campo relativamente giovane delle neuroscienze cognitive, la neuroestetica. Questa linea di ricerca si occupa principalmente di indagare le basi neurali dell’esperienza estetica. È stato notato (Nadal and Pearce, 2011) tuttavia che, non essendoci risposte univoche su quale sia la specificità dell’esperienza estetica, gli studi pubblicati in questi anni hanno toccato aspetti disparati e contrastanti della cognizione, da quelli più strettamente emozionali, a quelli più cognitivi, a quelli esclusivamente di ordine percettivo. Dopo aver inquadrato storicamente la nascita di questa disciplina, e le diverse linee di ricerca che si sono sviluppate al suo interno, ho inserito la nostra ipotesi di ricerca sull’arte astratta in un ambito strettamente legato alla percezione. Ho ripercorso quindi gli studi e le teorie più recenti riguardanti la percezione, e, in particolare, la scoperta dell’esistenza di neuroni multimodali che rispondono a diversi tipi di interazione che si può avere rispetto a una stessa realtà (come i neuroni canonici e i neuroni mirror). Questi studi han messo in discussione l’idea che la percezione sia legata esclusivamente all’attivazione di determinate aree sensitive, seguita da una codifica di tipo inferenziale di ordine superiore, e hanno fatto emergere che, alla base della percezione, vi è l’attivazione di uno o più circuiti sensorimotori, a secondo del numero di modalità sensoriali coinvolte (Rizzolatti et al. 2002). Ho illustrato la teoria dell’embodied simulation (Gallese, 2005) fondata sulla scoperta dei neuroni canonici e dei neuroni mirror, e come questa abbia portato all’ipotesi che, alla base del “potere delle immagini” (Freedberg, 1989) dell’arte visiva, ci possa essere questo tipo di meccanismo, che implica una particolare attivazione del sistema motorio durante la percezione delle opere d’arte (Freedberg and Gallese 2007). Ho quindi presentato la tecnica dell’EEG ad alta densità mostrando la particolare possibilità che offre, grazie all’analisi della localizzazione della sorgente, di combinare l’ottima risoluzione temporale dell’EEG, con una localizzazione spaziale, seppur a bassa risoluzione. Infine ho presentato il nostro studio ERP il cui obiettivo era di studiare i correlati neurali associati alle componenti dinamiche presenti nei dipinti di Franz Kline. A questo scopo è stato eseguito un confronto tra i potenziali evocati dall’osservazione di tre dipinti di Franz Kline, con i potenziali evocati dall’osservazione di tre immagini di controllo, in cui le componenti dinamiche delle immagini erano state rimosse. I risultati sono stati discussi alla luce della teoria dell’embodied simulation: l’ipotesi che è stata formulata è che l’attivazione della corteccia motoria riscontrata durante l’osservazione degli stimoli Paintings sia dovuta alla rappresentazione, a livello della corteccia sensorimotoria dell’osservatore, del gesto che ha compiuto l’artista per eseguire le pennellate, di cui è rimasta una traccia ben evidente nell’opera.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità di Parma. Dipartimento di Neuroscienzeit
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in neuroscienzeit
dc.rights© Beatrice Enrica Maria Sbriscia Fioretti, 2013it
dc.subjectmirror mechanismit
dc.subjectembodied simulationit
dc.subjectERPit
dc.subjectsLORETAit
dc.subjectabstract artit
dc.subjectsensorimotor systemit
dc.titleIl ruolo del sistema motorio nella percezione dell’arte astratta: uno studio EEG ad alta densitàit
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurBIO/09it
Appears in Collections:Neuroscienze, Tesi di dottorato

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