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dc.contributor.advisorMartelli, Paolo-
dc.contributor.authorMerialdi, Giuseppe-
dc.date.accessioned2013-06-26T13:02:39Z-
dc.date.available2013-06-26T13:02:39Z-
dc.date.issued2013-04-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/2231-
dc.description.abstractLe attività di ricerca condotte e riportate negli studi sperimentali costituiscono a parere del Dottorando un utile approfondimento sulle conoscenze dell’epidemiologia di Staphylococcus aureus meticillino resistente MRSA nelle fase di produzione primaria del suino. Dallo studio sulla contaminazione ambientale è emerso che le operazioni di lavaggio e disinfezione (C&D) applicati negli allevamenti suinicoli sono in grado di ridurre la contaminazione ambientale da MRSA ma non di eliminarla. D’altronde, il risultato atteso di tali interventi è la riduzione della carica infettante ambientale piuttosto che la sterilizzazione degli ambienti. Assai rilevante appare il fatto che l’efficacia delle pratiche di C&D non sia risultata omogenea nelle diverse fasi ma si sia dimostrata significativamente superiore nelle sale parto rispetto alle altre strutture di allevamento. Nell’allevamento suinicolo convenzionale italiano il rigore e l’intensità con cui sono realizzate e operazioni di C&D è sicuramente superiore nelle sale parto, pertanto, si può concludere che una rigorosa applicazione di tali operazioni potrebbe ridurre il challenge ambientale a cui sono esposti gli animali nei nostri allevamenti. Un altro risultato importante di questo primo studio è stato quello di evidenziare come il livello di contaminazione degli ambienti di allevamento non sia omogeneo in quanto, nelle fasi di ingrasso, il livello del challenge ambientale diminuisce rispetto alle prime fasi di accrescimento. Il motivo di questo andamento non appare chiaro anche se è possibile ipotizzare una relazione con la pressione selettiva esercitata dai trattamenti antibiotici che tende a diminuire in modo ragguardevole con l’avanzare dell’età degli animali. Lo studio longitudinale, nel quale la contaminazione degli ambienti è stata studiata parallelamente alla colonizzazione nasale degli animali, ha fornito ulteriori spunti di riflessione. In particolare, si è registrato un andamento sovrapponibile fra il tasso di portatori nasali ed il tasso di campioni ambientali positivi. Inoltre, è stato rilevato un drastico aumento del numero dei portatori nasali fra la fase sottoscrofa e la fine del periodo di svezzamento. Tale rapida diffusione della colonizzazione nasale è risultata coincidente con due fattori: 1) lo spostamento degli animali da un ambiente negativo per MRSA ad un reparto di svezzamento contaminato pur se sottoposto a C&D, 2) la somministrazione di medicazioni antibiotiche per via orale. Il numero di soggetti portatori a livello nasale si è mantenuto a livelli elevatissimi (fino al 100% dei testati) per tutto il periodo coincidente con questa pratica terapeutica e si è ridotto drasticamente (attorno al 20%) dopo l’interruzione delle medicazioni orali, nei reparti di ingrasso. Questi risultati permettono di formulare le conclusioni che l’ambiente contaminato possa fungere da punto di partenza per la diffusione della colonizzazione di un gruppo e che l’effetto della pressione selettiva dei trattamenti di massa sia tutt’altro che trascurabile. Oltre quanto già esposto circa dell’importanza dell’applicazione rigorosa delle operazioni di C&D, appare quindi evidente che il tasso dei soggetti portatori potrebbe essere contenuto se i trattamenti di massa fossero ridotti e limitati allo stretto necessario. Lo studio che ha coinvolto alcuni allevamenti e gli animali da essi provenienti in fase di macellazione ha permesso di confermare quanto evidenziato da Battisti et al (2010) circa una elevata positività in termini di colonizzazione nasale delle partite di suini macellati. Infatti, tutti i 5 allevamenti (di cui era già noto lo stato di positività per MRSA) hanno dato origine a partite colonizzate. Un risultato meno atteso è stato quello riguardante la percentuale di carcasse che sono risultate contaminate alla fine della catena di macellazione, da un minimo del 20% ad un massimo del 60%, a seconda delle partite. Da ciò appare evidente che la macellazione di partite colonizzate dà origine a carcasse contaminate. Le tipizzazioni biomolecolari sui ceppi isolati in quest’ultimo studio hanno confermato la notevole eterogeneità dei ceppi di MRSA diffusi nell’allevamento suinicolo italiano. Infatti, accanto al predominante ST 398, tipicamente associato al suino e ad altre specie di animali da reddito, è stata conferma la presenza di altri ST fra cui ST1, ritenuto fino a poco tempo fa strettamente adattato all’uomo. È inoltre emerso come taluni ceppi riscontrati nei suini macellati non siano fra quelli rinvenuti negli allevamenti di origine. L’importanza dell’igiene in tutte le fasi post allevamento (trasporto, permanenza nelle stalle di sosta, macellazione) è nota ed ampiamente documentata per altri importanti agenti batterici trasmissibili dal suino all’uomo, in particolare per Salmonella. I risultati di questo lavoro permettono di ipotizzare, parimenti, un ruolo di tali fasi sulla contaminazione finale da MRSA delle carcasse. Seppure ad oggi la trasmissione dal suino all’uomo tramite prodotti carnei non sia stata dimostrata, ulteriori approfondimenti sul destino di questa contaminazione nella filiera meriterebbe ulteriori approfondimenti.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità di Parma. Dipartimento di Salute Animaleit
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Salute Animaleit
dc.rights@Giuseppe Merialdi, 2013it
dc.subjectMRSAit
dc.subjectPigit
dc.subjectEnvironmentalit
dc.titleContributo alla conoscenza della contaminazione ambientale di allevamento e della colonizzazione dei suini da Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA)it
dc.title.alternativeEnvironmental contamination and colonization in pig by methicillin-resistant Staphylococcus aureus (MRSA)it
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurVET/08it
Appears in Collections:Scienze medico-veterinarie. Tesi di dottorato

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