Please use this identifier to cite or link to this item: https://hdl.handle.net/1889/2089
Title: Coraza
Authors: Galindo, Regina José
Editors: Modena, Elisabetta
Issue Date: 1-Feb-2013
Document Type: Working Paper
Abstract: Invitata a partecipare ad una rassegna di performance al museo MADRE di Napoli (Corpus. Arte in azione, 7-26 giugno 2010), Galindo agisce progettualmnete concentrandosi sulla realtà locale e sui problemi sociali che la affliggono. Per questo motivo l’artista propone un’azione legata ad un “esercizio” praticato dalla Camorra per allenarsi a sparare ad un uomo posto a poca distanza dal suo assassino. L’azione si sviluppa intorno alla paura e alla delinquenza che - secondo quanto scrive l’artista in una scheda di progetto redatta in occasione della proposta del progetto al Museo - “ha una certa utilità economico-politica nelle società che conosciamo. Quanto più delinquenti esistono, più crimini esisteranno, quanto più crimini ci sono, maggior paura avrà il popolo e quanto più paura ci sarà nel popolo, più accettabile e desiderabile diventa il sistema del controllo politico”. La performance si sarebbe svolta in questo modo: l’artista, che indossa un giubbotto antiproiettile, è chiusa in un ambiente che condivide con un uomo in piedi a circa un metro e mezzo di fronte a lei. L’uomo è armato di una pistola calibro 22 con la quale spara all’artista dopo averle chiesto per tre volte in inglese: “Hai paura?”. Il pubblico assiste in una stanza adiacente da dove sente solo i rumori provenienti dalla stanza in cui la luogo la performence. Subito dopo lo sparo l’artista e l’uomo escono dalla stanza (quest’ultimo senza essere visto da una porta laterale), che rimane vuota e accessibile al pubblico. Se analizzata in relazione alla produzione artistica della Galindo, la performance si inserisce nell’ambito di quei progetti di denuncia sociale che raccontano e interpretano fatti legati alla realtà contingente come la nota performance, ¿Quien puede borrar las huellas?, del 2003, in cui l’artista cammina dalla Corte Costituzionale al Palazzo Nazionale del Guatemala, lasciando una scia di sangue umano in memoria delle vittime dei conflitti armati in Guatemala e per protestare contro la candidatura presidenziale del militare ed ex golpista Efrain Rios Mont, o ancora come in Perra, performance in cui l’artista incide sulla sua carne la parola “Perra” (cagna) che compare su molti corpi di donne torturate e che hanno subito violenza in Guatemala (azione svoltasi presso Prometeogallery di Ida Pisani, Milano, Italia, 2005) . Nonostante questa attenzione alla situazione sociale e politica del suo paese e di altre realtà in cui opera, Galindo rifiuta la definizione di attivista in favore di quella di artista che più si avvicina ad una attività performativa che si ispira per crudezza e violenza dei contenuti al lavoro di artisti come Marina Abramović, Gina Pane o Ana Mendieta. Una anomalia in questo progetto rispetto alla sua attività performativa pare essere l’assenza fisica del pubblico al quale viene concesso solo di ascoltare ciò che avviene nella stanza adiacente a differenza della maggior parte delle azioni dell’artista. L’artista spiega questa scelta in relazione alla volontà di sollecitare il pubblico a ricostruire nella propria mente quanto avvenuto lontano dagli occhi attraverso i soli indizi che rimangono nella stanza (il giubbotto antiproiettile a terra in una stanza vuota). Questo elemento accosta questo progetto a (279) Golpes, l’opera in cui Galindo si infligge 279 frustate, una per ogni donna uccisa in Guatemala fra il 1 gennaio 2005 e il 9 giugno 2005, giorno dell’azione. Anche in questo caso l’opera consiste nella documentazione audio della performance a significare come il mondo sia al corrente della drammatica situazione in questo caso vissuta dalle donne guatemalteche, ma non faccia nulla e passivamente resti ad ascoltare.
Invited to take part to a festival of performance at MADRE Museum in Napoli (Corpus. Art in action, 7-26 June 2010), Galindo focused on the social problems that affects the city of Naples. As a result, the artist’s project recalls a kind of training practiced by the Camorra to shoot a person who is close to his killer. The action develops around the concepts of fear and delinquency that - according to what the artist writes in a paper attached to the project - “has a certain political and economical utility in the contemporary society. In a society full of criminals and crimes, people are afraid and more willing to accept a political control”. The performance was supposed to happen like this: the artist, wearing a bulletproof vest, is locked in a room with a man standing a meter and a half to her. The man is armed with a gun and he shoots at the artist after asking her for three times, in English: “Are you afraid?”. The audience attends in a adjacent room, where he can only listen to the sounds coming from the performance. Immediately after the shot the artist and the man come out (the man from a side door, without being noticed) and the room remains empty and accessible to the public. If considered inside the whole artistic production of Galindo, this performance is part of those projects of social denunciation that try to tell and interpret facts linked to the contingent reality, as in the well-known performance ¿Quien puede borrar las huellas? in 2003, in which she walks from the Constitutional Court to the National Palace of Guatemala, leaving a trail of human blood behind her in memory of the victims of the armed conflicts in her country and to protest against the presidential candidacy of the professional soldier and former supporter of the coup d’état Efrain Rios Mont, or again in Perra, performance in which the artist engraved on her skin the world “Perra” (female dog) that can be seen on the bodies of a lot of women in Guatemala who have been tortured or harassed (it took place at the Prometeogallery of Ida Pisani, Milan, 2005). Despite this attention to the social and political situation of her country and of other realities in which she works, Galindo refuses the definition of activist and prefer those of artist that is more appropriate to describe a performance activity that, for the violence and bluntness of contents, is inspired to the work of artists such as Marina Abramović, Gina Pane or Ana Mendieta.
Description: 1_ 736pxTesting_bulletproof_vest_1923.jpg Fotografia b/n di riferimento (1923) degli esercizi di sparo ravvicinato ad un uomo con giubbotto antiproiettile proposta dall’artista a documentazione della storia camorristica di allenamento all’assassinio. 2_ coraza cenital.jpg Scansione di un disegno a matita della visione dall’alto della perfomance. L’immagine è divisa in due da una linea che indica la presenza di un muro divisorio tra le due stanze attigue dedicate alla performance. Nella parte superiore (1° stanza) sono visibili il tiratore nell’atto di sparare e di fronte l’artista (indicata con il nome scritto a fianco, Regina). Nella parte inferiore (2° stanza) è indicata la presenza del pubblico. 3_ coraza perfil.jpg Scansione di un disegno a matita della visione di profilo della perfomance. Sulla destra una donna che indossa un giubbotto antiproiettile (l’artista); sulla sinistra un uomo che le punta una pistola contro. 4_Coraza texto.word Testo introduttivo ed esplicativo della performance redatto dall’artista in occasione della presentazione della proposta al museo. Il testo è articolato in diverse parti: dopo una introduzione sul concetto di delinquenza e sul ruolo sociale che essa ha secondo Galindo, l’artista affronta la sinossi della perfomance che viene successivamente descritta in tutte le sue fasi. In conclusione l’artista elenca i requisiti necessari alla realizzazione della performance e precisamente: un volontario esperto nell’uso di armi e con comprovata mira; un giubbotto antiproiettile; uno spazio adeguato; un’arma Calibro 22 e un’equipe tecnica che possa documentare le azioni nei due ambienti dove si sarebbe svolta la performance.
1_ 736pxTesting_bulletproof_vest_1923.jpg Black and white picture (1923) portraying some close gunshot exercises with a men wearing a bulletproof vest, chosen by the artist in order to document the training of the killer by the Camorra. 2_ coraza cenital.jpg Scanning of a pencil sketch of the performance seen from above. The image is divided in two by a line that represent a dividing wall between the two rooms. In the first room we can see the gunman shooting and the artist in front of him (indicated by the name Regina written at her side). In the second room we can see the audience. 3_ coraza perfil.jpg Scanning of a pencil sketch of the performance seen in profile. On the right, a woman wearing a bulletproof vest (the artist); on the left, a man drawing a gun on her. 4_Coraza texto.word Text to introduce and explain the performance, written by the artist to present it to the museum. The text is made by different parts; after introducing the concept of delinquency and its social function it has according to the artist, Galindo briefly sums up the performance that is then described in all its phases. In conclusion, the artist lists all the necessary requisite to realize the performance, that are: a volunteer expert in the use of weapons and with a perfect aim; a bulletproof vest; an appropriate room; a gun caliber 22 and an équipe to film the actions in the two rooms in which the performance was supposed to take place.
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