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dc.contributor.advisorDel Rio, Paolo-
dc.contributor.authorSommaruga, Lucia-
dc.date.accessioned2012-07-04T09:09:24Z-
dc.date.available2012-07-04T09:09:24Z-
dc.date.issued2012-04-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/1920-
dc.description.abstractLa chirurgia colorettale è la chirurgia ”maggiore” a più elevata incidenza nelle popolazioni occidentali. Questo dato è legato alla frequenza con cui la patologia tumorale di tale distretto interessa entrambi i sessi (secondo tumore in termini di incidenza per gli uomini dopo il polmone, terzo nella popolazione femminile dove segue quello mammario e quello polmonare). A questi numeri vanno aggiunti quelli della patologia diverticolare e delle patologie infiammatorie croniche intestinali. L’estrema frequenza giustifica i profondi stravolgimenti cui è stata sottoposta la chirurgia di tale distretto. Oltre alla diagnostica e allo screening si è modificato anche l’approccio chirurgico. L’avvento delle tecniche mininvasive, delle suturatrici meccaniche e i protocolli “fast track” non hanno però modificato le incidenze della complicanza più temuta: la deiscenza anastomotica. Tale evenienza è causa nota di incremento della morbilità e della mortalità postoperatoria. Plurimi fattori rischio sono stati riconosciuti: alcuni legati alla malattia come la sede dell’anastomosi e la stadiazione nella patologia tumorale, altri legati all’intervento come la durata o le perdite ematiche perioperatorie. Meno chiari risultano i fattori di rischio legati all’ospite. Stato nutrizionale, età, BMI, fattori di rischio cardiovascolare sono sicuramente da considerare nella valutazione complessiva del malato. Il nostro studio iniziale si propone di correlare il grado di aterosclerosi dei vasi viscerali esaminati con metodica ecocolorodoppler con le complicanze postoperatorie (deiscenza anastomotica,ileo prolungato) dei malati sottoposti ad intervento del distretto colo rettale. Sfortunatamente dai dati iniziali (23 casi) non è possibile correlare statisticamente l’ateromatosi splancinica come fattore di rischio nè per la fistola anastomotica, nè per un ritardo di canalizzazione. Sono risultati più a rischio di sviluppo di ileo prolungato i pazienti con ipoalbuminemia e valori diminuiti di emoglobina nel preoperatorio. A conferma indiretta, che altrettanta attenzione va posta nella valutazione dello stato del malato (dal punto di vista nutrizionale e di ossigenazione ed apporto ematico tissutale). In 1 solo caso l’approccio chirurgico è stato modificato dal dato ecocolordoppler che ha permesso di identificare preoperatoriamente una stenosi dell’arteria mesenterica superiore condizionante una insufficienza celiaco-mesenterica cronica che ha beneficiato di un trattamento vascolare anteriore a quello resettivo colico. In conclusione, al momento data la scarsità di dati non possiamo consigliare l’utilizzo routinario della metodica ECD viscerale nel preoperatorio della patologia colo rettale ad indicazione chirurgica. Conclusioni definite si potranno trarre solo con l’aumento della casistica.it
dc.language.isoItalianoit
dc.publisherUniversità di Parma. Dipartimento di Scienze Chirurgicheit
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Chirurgia epatobiliare e gastroenterologica avanzata e fisiopatologia dell'apparato digerenteit
dc.rights© Lucia Sommaruga, 2012it
dc.subjectcolorectal surgeryit
dc.subjectvisceral ecocolordoppler ultrasoundit
dc.subjectdigestive tract atheromatosisit
dc.titleAteromatosi del distretto splancnico e chirurgia colorettale. Studio pilota del valore dell'ecocolordoppler viscerale preoperatorio.it
dc.title.alternativeAtheromatosis of the splanchnic compartment in colorectal surgery: a preliminary study to evaluate the use preoperative doppler of visceral arteriesit
dc.typeDoctoral thesisit
dc.subject.miurMED/18it
dc.description.fulltextembargoed_20130601en
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