Please use this identifier to cite or link to this item:
https://hdl.handle.net/1889/1723
Title: | Quando i luoghi insegnano. Il “cuore” urbano/umano degli spazi collettivi nelle scuole di architettura |
Other Titles: | The humanization of University connective public spaces of XX century |
Authors: | Visentin, Chiara |
Issue Date: | 2011 |
Publisher: | Polibapress |
Document Type: | Part of book or chapter of book |
Abstract: | Through some International popular and unknown cases, through Modern and Contemporary examples, through Europe and America to new realities, it is highlight the crucial role and social/cultural functions of collective public connections for Universities: their importance to guarantee continuous collective participation using the persistence of original signs of Urban spaces derived from historic European city.
The value of the space between buildings rather than buildings themselves. Space where emerges a new laic culture of meeting, where often the architectures, perhaps even great monumental architectures, backdrop to the course of collective congregation. Not only buildings but also promenades, not just rooms but also plazas, not just theatres and auditoriums but also plateaux and stairways.
Interestingly, the educational value of these spaces of relationship, implying scientifically proven educational issues from time to time are increasingly being current and innovative: participation, individual-community simultaneous contribution, teacher-student correspondances, value of open space as house of all, didactic role of environmental space in all its meanings: historical, natural or artificial. L’architettura si apprende pure dalla lettura diretta consapevole/inconsapevole degli spazi in cui è insegnata. Ne è magistrale l’esempio della Faculdade de Arquitectura di Porto di Alvaro Siza, vera e propria “architecture parlante” per coloro che ogni giorno la frequentano: i suoi spazi collettivi infatti, organizzati tra gli edifici, sono correttamente calibrati per insegnare “dal vero” le scale dimensionali delle architetture che ivi si affacciano, le viste, l’uso della luce, le estensioni per l’aggregazione umana. La lezione ex-cathedra potrebbe quindi, paradossalmente, essere tralasciata in favore dell’apprendimento diretto dai luoghi.L’Università come tipo architettonico complesso restituisce fedelmente l'immagine di organismo urbano. La città storica, Aldo Rossi ha insegnato, con i suoi elementi notevoli, i suoi “fatti urbani”, diventa il modello per la progettazione dei luoghi collettivi universitari. Spazi dove la cultura laica della riunione emerge, dove le architetture, spesso anche quelle monumentali, diventano solo lo sfondo di un’aggregazione collettiva che si addottrina proprio dalla loro frequentazione. Non solo edifici ma anche “promenade”, non solo aule ma piazze, non solo teatri e auditori ma plateaux e scalinate. Grande metafora urbana, il Campus universitario ha come componente fondamentale gli spazi aperti, presupposti da cui fin dagl’inizi del XIX secolo è nata la visione rivoluzionaria antiurbana di Jefferson: diretto collegamento, a contatto con l'ambiente naturale, tra docenti e giovani per una conseguente formazione liberale di quest’ultimi, per la realizzazione della libertà democratica. Charlottesville come Atene. |
Appears in Collections: | Articoli e lavori di ricerca |
Files in This Item:
File | Description | Size | Format | |
---|---|---|---|---|
saggio vitruvio visentin.pdf Until 2101-01-01 | Visentin proceeeding | 1.64 MB | Adobe PDF | View/Open Request a copy |
This item is licensed under a Creative Commons License