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dc.contributor.advisorSquarcia, Umberto-
dc.contributor.authorVignali, Luigi-
dc.date.accessioned2009-05-27T11:00:01Z-
dc.date.available2009-05-27T11:00:01Z-
dc.date.issued2009-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/1889/1028-
dc.description.abstractCirca il 30-40% degli stroke ischemici senza chiara eziologia vengono definiti criptogenetici, e nel loro meccanismo patogenetico sembra essere implicata la persistenza di forame ovale pervio (PFO). Il PFO sembra inoltre essere implicato nella patogenesi dell’emicrania con aura. Al fine di prevenire i fenomeni neurologici ischemici ricorrenti, la chiusura percutanea del PFO è stata considerata nella letteratura scientifica più recente, in alternativa alla terapia medica. Scopo dello studio in oggetto è stata la valutazione dell’efficacia e sicurezza della metodica di chiusura percutanea del PFO presso il nostro centro. A partire dall’ottobre 2001, 161 pazienti con indicazione alla correzione percutanea sono stati sottoposti ad impianto di device PFO-Occluder: 4 procedure sono fallite, pertanto 157 pazienti sono stati inclusi nell’analisi (127 nel gruppo Amplatzer e 30 nel gruppo Cardia). L’indicazione prevalente alla chiusura del PFO è stata la presenza di un evento ischemico cerebrale documentato (149 pazienti), mentre nei rimanenti 8 pazienti le indicazioni sono state: intervento urgente in fossa cranica posteriore (4); platipnea ortodoxia (1); sindrome da decompressione nei subacquei (3). Il follow up è stato programmato ad un anno dalla procedura, ed è stato svolto mediante controllo clinico ambulatoriale e controllo strumentale mediante ecocardiografia transtoracica, doppler transcranico e in casi selezionati con ecocardiografia transesofagea. Il controllo clinico ad un follow-up di 42 ± 18 mesi di mediana è stato completato su tutti i 149 pazienti con storia di evento ischemico cerebrale, mentre quello strumentale è stato eseguito su 73 pazienti (44%). Due pazienti sono deceduti per causa non direttamente correlata al PFO. Tre pazienti nel gruppo Amplatzer hanno riportato una recidiva ischemica cerebrale, ed in tutti e tre i casi al controllo strumentale non era presente shunt residuo attraverso il device. Congiuntamente abbiamo rilevato una riduzione del 70% delle crisi di emicrania in pazienti che ne erano affetti prima dell’intervento di correzione. In conclusione i nostri dati confermano quello che è un generale e condiviso atteggiamento di prudenza nella comunità scientifica internazionale in attesa di numerosi trials randomizzati in corso. La presenza di tre casi di recidiva nella nostra popolazione, in pazienti che presentavano una completa chiusura del difetto al controllo strumentale a distanza, suggerisce come il ruolo della chiusura percutanea rispetto alla terapia medica non possa ancora essere considerato a tutti gli effetti nettamente e sicuramente superiore alla terapia medica, e sottolinea come ogni singolo caso debba essere discusso individualmente in stretta consulenza tra neurologo e cardiologo come è pratica clinica ormai consolidata nel nostro ospedale.en
dc.language.isoItalianoen
dc.publisherUniversità degli Studi di Parma, Dipartimento di Scienze Clinicheen
dc.relation.ispartofseriesDottorato di ricerca in Diagnostica per immagini avanzata con tecniche tridimensionali ad indirizzo interventisticoen
dc.rights© Luigi Vignali, 2009en
dc.subjectPatent Foramen Ovaleen
dc.titleCorrezione percutanea del Forame Ovale Pervio : follow-up clinico-strumentale a lungo termineen
dc.title.alternativePercutaneous closure of Patent Foramen Ovale : long-term clinical and instrumental follow-upen
dc.typeDoctoral thesisen
dc.subject.miurMED/11en
dc.subject.miurMED/36en
dc.description.fulltextopenen
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